lunedì 1 dicembre 2008


Venerdì 5 dicembre in sala consiliare a Paullo (alle ore 21 presso la biblioteca comunale di piazza della Libertà) verrà presentato Il cielo in una chiesa. Gli affreschi della parrocchiale di Caselle Lurani, libro di don Guglielmo Cazzulani, Chiara Tumiatti e Danilo Bazzani dedicato alla chiesa di Santa Caterina d’Alessandria in Caselle Lurani (LO).
Saranno presenti i tre autori, don Angelo Sesini (parroco di Caselle Lurani) e l’assessore alla cultura del comune di Paullo Mario Sposini.
La parrocchiale di Caselle è stata ricostruita all’inizio del Settecento. All’interno accoglie un pregevole ciclo di affreschi dello stesso periodo. L’opuscolo raccoglie un saggio di Chiara Tumiatti sull’analisi stilistica delle pitture, e un ampio studio teologico e spirituale di don Cazzulani. Completano il libro le foto di Danilo Bazzani. I proventi della vendita del volume (che costa 5 euro) sono destinati alle opere che le parrocchie di Calvenzano e Caselle Lurani sostengono presso la diocesi di Lomè in Togo.
Pur essendo un profano dell'arte, ho letto con tantissimo piacere questo libro che mi ha colto man mano l'attenzione. Questo perchè nella parte iniziale di Chiara Tumiatti, la descrizione dei particolari prettamente artistici va oltre la descrizione stessa, diventando un piccolo manuale che aiuta a comprendere e conoscere l'arte di per sè stessa. Così, oltre che a farsi avvincere dalle sue descrizioni, si finisce con l'imparare davvero qualcosa.
La seconda parte di Don Guglielmo mi si è rivelata altrettanto interessante.
Il Sacerdote racconta la storia della Santa a cui è dedicata la Chiesa e della devozione che ne è seguita, fino alle vicende della costruzione della parrocchiale, in un modo che sa essere scorrevole e davvero piacevole, vorrei dire romanzato, ma con giusti spunti critici che ne rafforzano il valore universale degli insegnamenti che se ne possono trarre.
Direi che è un piccolo libro adatto ai profani d'arte come me, che da questo libro possono imparare qualcosa, adatto ai credenti e ai non credenti per l'universalità degli spunti che Don Guglielmo riesce a generare nella sua scrittura, e poi... generatore esso stesso di un'opera meritevole, essendone i proventi destinati a dei bambini che attraverso questo, troveranno un momento di sorriso.
Renato

giovedì 20 novembre 2008

per Eluana

In questi giorni non riesco a non pensare ad Eluana Englaro, penso a quella che è stata la sua vita, ai suoi sogni e alle sue aspirazioni, ai suoi piccoli e grandi dolori e alle sue piccole e grandi gioie.
Una ragazza come tante che viveva la vita che voleva vivere, o meglio che cercava di vivere la vita che voleva, perché in realtà questa vita è lei che approfitta di noi lasciando dietro ad ogni curva del nostro cammino un qualcosa di imponderabile, un qualcosa davanti al quale non c’è ragione o volontà, un qualcosa che ci dirige dove sta scritto, senza che noi possiamo leggerlo, nel nostro destino.
La sua era una vita di giuste ambizioni giovanili, di speranza in un amore, di un lavoro che la facesse esprimere al meglio, di un vestito nuovo che la facesse star meglio… è così difficile sentirsi a proprio agio in questa vita che ogni tentativo lecito di riconoscersi quando si fanno i conti con noi stessi può andar bene.
Ora sta lì nel suo letto di sofferenza sostenuta da un sondino che gli permette, o forse è meglio dire, la costringe a vivere una vita che non è più la sua, sta li in balia di un tempo che passa lentamente per tutti noi e che nello stesso tempo per lei non scorre.
Certo, per lei non scorre, perché per lei è fermo a 17 anni fa, è fermo a quel tragico giorno in cui un albero ha fermato la sua giovanile esuberanza.
Per i suoi cari invece, ma soprattutto per suo padre, al quale mi sento tanto vicino, questo tempo è passato solo per uccidere la speranza che quella ragazza si possa riprendere e quando muore la speranza, non rimane che una sofferenza e una pena che ormai durano da tanti, troppi anni.
La sofferenza di un uomo che vede nella figlia una vita che non è più vita, la pena di un uomo che vede per la figlia una nuova vita a cui negano la possibilità di poter accedere.
Ormai le vite che si stanno perdendo rischiano di essere due, forse di più, come succede spesso dietro a situazioni di così grande dolore e disagio.
Ma io credo, spero, che il Dio buono del quale nessuno conosce la vera essenza, se la sia già portata via con sé da tanto tempo, forse già da quella tragica serata di 17 anni fa, se la sia portata in quel posto dove non soffre più nessuno e dove tutto è giustizia. Solo noi uomini ci ostiniamo a tenere qui un corpo che non ha più speranza.
La nostra scienza trova un punto dove si deve fermare, ma in attesa di un nuovo orizzonte c’è una cosa che si potrebbe ancora fare, visto che esiste in alcuni il dubbio di una ulteriore sofferenza per quel corpo senza speranza, al punto che staccando il sondino si pensa di dargli dei sedativi e degli antiepilettici, il giusto passo che dovrebbe fare la scienza (e lo Stato dovrebbe permetterlo) è condurre quel corpo ad una dolce morte, all’eutanasia.
In Italia l'eutanasia non esiste, ma davanti ad una simile situazione, lo stato dovrebbe legiferare in tal senso, per dare questa possibilità a tutti quelli che non vorranno che possa esistere un'altra volta una storia inutilmente straziante come quella di Eluana.
Sopratutto quando questa volontà sia stata chiaramente espressa in vita dalle persone interessate.
Eluana io credo che ci stia guardando già dalla sua nuova vita, quella che è nata 17 anni fa, ci chiede di essere lasciata libera, ci chiede di essere lasciata libera di andare verso quella completa felicità che oggi sente offuscata da un dolore che non gli permettiamo di togliere a chi gli vuole bene.
Vorrei abbracciare il sign. Beppino Englaro, esprimergli la mia stima per ciò che sta facendo per sua figlia e cercare di dargli coraggio, un uomo che soffre da tanti anni con quella dignità, credo sia davvero un grand’uomo.

mercoledì 22 ottobre 2008

O Scià è passato... viva O Scià.

Naturalmente Claudio non è andato con la sua chitarra da solo, o solo con i suoi musicisti, a fare e a gestirsi lo spettacolo come sarebbe piaciuto a me e forse a pochi altri. E' andato con la forza di un cospicuo finanziamento che anche quest'anno è riuscito ad avere, secondo me perdendo una bella occasione di riappropriarsi di quella manifestazione, ma tant'è, ormai non si parla più di ciò che è stato e semmai si pensa già al futuro e forse è giusto così.
Io non c'ero, ma da quanto ho capito è stato un bello spettacolo, uno spettacolo che Claudio bisogna ammettere ha interpretato nel migliore dei modi da quel grande uomo di spettacolo e da quel grande professionista che è, coadiuvato da pochi personaggi di grande spessore e di grande professionalità quali Fiorello e Paolo Belli, ma tutti gli interrogativi sul vero valore di questa manifestazione e su quello che gli gira intorno sono rimasti ai miei occhi e ai pochi altri che la pensano come me, tali e quali.
Ed il prossimo anno vedremo quale consiglio comunale si accapiglierà, quali politici si metteranno in vetrina e quale associazione di albergatori si adopererà per trovare i soldi per la prossima edizione di O Scià.
La vicesindaco di Lampedusa appartiene ad una corrente politica lontana dal mio modo di pensare, ma devo ammettere che ha lungamente combattuto per far affiorare la realtà sociale deficitaria di quell'isola e ha poi di conseguenza chiesto di far luce sulla natura delle spese sostenute dalla fondazione O Scià per la realizzazione dello spettacolo, credo sia stata una posizione di assoluta coerenza e credo che la richiesta di conoscere il bilancio sia stata assolutamente lecita.
Ora sarebbe bello vedere su qualche "posto" istituzionale oppure di livello più popolare quel bilancio, forse io non ci capirei niente, ma qualcuno potrebbe capire qualcosa di più e sarebbe stato bello per me e per quelli come me poterci ricredere sulla liceità di quelle spese, ma la mia sensazione è che un bello spettacolo sia bastato a fare in modo che oltre alle risposte, si siano portati via anche le domande.
Renato

martedì 30 settembre 2008

Settimana della moda

E mi sono ritrovato lì, nelle vie della moda... dovevo ingannare il tempo e mi sono ritrovato a girovagare fra vie brulicanti di persone molte delle quali dall'aria ormai stanca, molte persone che di certo dopo una giornata passata dietro sfilate e stand dei vari produttori, se ne andavano rincorrendo nuovi pensieri nati dentro quella che in fondo è soprattutto una grande giostra di irrealtà.
Infatti personalmente credo che questo sia quel mondo, questo o poco più, una grande vetrina di irrealtà, di ostentazione di un lusso che è soprattutto di chi vuole camminare ad un passo dalla realtà di tutti i giorni, così, forse solo per una malcelata voglia di distinguersi, non rendendosi conto che gli omologati sono soprattutto loro.
Ma una cosa mi ha colpito ancora di più... ogni tanto si vedevano passare ragazze di una magrezza decisamente innaturale, al punto di arrivare a fargli perdere le loro forme femminili.
Nonostante gli inviti alle case di moda a non far sfilare ragazze al limite dell'anoressia, tante, troppe se ne vedono ancora in quell'ambiente.
Passano con un andamento che fuori dalla passerella diventa incerto, direi goffo, come se fuori dal loro ambiente diventino in balia della loro debolezza, del loro essere fuori dalla realtà, al servizio appunto, dell'irrealtà di quel mondo.
Mi chiedo cosa ne sarà di loro, delle tante che fra pochi anni si troveranno fuori da quel giro e dentro alla loro vita, che molto probabilmente sarà diventata stretta come le loro fattezze, con i sogni ingrigiti come la tristezza che si legge sui loro visi.
Spero che abbiano pensato al loro futuro, che abbiano pensato ad un'altra vita possibile, fatta non dico da un lavoro da sputare nelle mani, ma almeno da un lavoro che regali un po’ della dignità dell'esserci, dell'essere presenti nella realtà di questa vita.
Ma per fortuna bastava allontanarsi un po’, bastava guardarsi in giro per vedere normali ragazze che portavano in giro la loro freschezza, le loro risate e il loro parlare fitto di gioie e di dolori dentro un jeans e una maglietta, ragazze piene di quelle imperfezioni che le fanno più belle e che disegnano allegria colorata nel vivere di tutti i giorni.
Renato

mercoledì 10 settembre 2008

Decisione difficile

Non è stato facile prendere una simile decisione, ma alla fine sono convinto che ormai il momento era quello giusto, non faremo più manifestazioni in ricordo di Eliana.
E' una decisione che maturava già dallo scorso anno, quando dopo (scusate il mio insindacabile giudizio) la serata col Davide, pensavo che una simile carica di emotività e di valore artistico, non saremmo più riusciti a ricrearla.
La decisione è rimasta in bilico per delle situazioni che mi dispiaceva interrompere, l'entusiasmo di teatro Frontiera che qui ringrazio per la semplice ed intensa partecipazione ai nostri vari progetti, qualche possibilità di elevato profilo che mi si presentava, l'entusiasmo contagioso dei ragazzi e delle persone in genere che hanno lavorato con noi, anche a loro va il mio ringraziamento. Ma ora è più che mai chiaro che questo è il momento giusto per interrompere, per mettere in cornice nel cuore della gente ciò che di buono hanno voluto ricevere da queste serate.
Abbiamo fatto i conti con la vita che va avanti, con i tanti problemi nostri e di chi abbiamo attorno.
Siamo convinti che il suo ricordo debba restare nell’angolo di cuore che le persone che la conoscevano gli hanno riservato dentro a sé stesse. Non serve più proiettarlo all’esterno, ciò che poteva lasciare nel cuore della gente ormai lo ha lasciato… e se non ha lasciato niente, non c’è da poter pensare che lo potrebbe fare in seguito.
Questo non significa che non faremo più manifestazioni, se ne avremo la possibilità ne faremo ancora, ma senza schemi fissi dettati da giornate particolari di ricorrenza.
Anche il blog continuerà ad esistere, visto che non c’è niente di più libero di un blog di questo genere, che non obbiga nessuno ad andarlo a leggere.
Renato.

domenica 31 agosto 2008

E rieccoci a casa...

è stato il nostro solito agosto intenso, con le solite incombenze giuste ed inevitabili, con un viaggio progettato da tempo e ora realizzato. Un viaggio che viene da lontano, da quando è stato interrotto per un furto che avevamo subito in Spagna, meta appunto del viaggio. Ricordo in quell'occasione che il necessario ripiegamento di progetto ci aveva portato a incontrare posti non in programma, che però, mi sono rimasti dentro con moltissimo piacere. Direi quasi con affetto, come succede per un posto che riesce in qualche modo a parlarti.
Quest'anno eravamo in giro per l'Andalusia, terra di passione e di melodia, di sapori profumi e immagini che portano il pensiero in oriente.
Ma una cosa mi ha colpito... i tanti ragazzi che giravano chiaramente con una meta approssimativa dentro, ma con una certezza di voglia di conoscenza, di divertimento nel loro essere giovani, nella avventura stessa del viaggiare.
Se ne andavano nascosti sotto i loro pesanti zaini, a volte li vedevi stravolti dalla fatica, a volte stanchi e sfiduciati per un qualsiasi contrattempo, ma sempre guardando davanti a loro, all'orizzonte della loro avventura.

Sono ragazzi che probabilmente in tasca avevano un biglietto interrayl, una tessera degli ostelli della gioventù, un pò di soldi, ma non troppi e la capacità di saper valorizzare al meglio le proprie risorse e la propria inventiva. Già, quando i soldi sono pochi, sono ben altre le cose che si apprezzano e che prendono il valore che davvero dovrebbero avere... la gioia dell'amicizia, dello stare insieme, del condividere il tempo con chi soffre e gioisce con te della stessa avventura.
La sera seduti su un muretto con una bibita, o dove fanno musica a buon prezzo, di giorno fra le bellezze naturali e i ricordi storici... e poi via, in cerca di una nuova meta e di un nuovo posto dove raccogliere una nuova voglia da portare in giro domani.
Io credo che questi siano i ragazzi migliori, o perlomeno alcuni dei ragazzi migliori, quelli che, come possono, vanno cercando sempre qualcosa da capire, da scoprire, per rendere più ricco il loro domani.
Anche attraverso una vacanza si può diventare un po’ più donne o uomini.
Renato

mercoledì 9 luglio 2008

Una canzone per te...

In questi giorni spesso mi gira nel pensiero una canzone.
Una canzone che dei cari amici hanno voluto dedicare ad Eliana in occasione di un loro concerto avvenuto poco dopo la festa della donna del 2007. Mi riferisco a Tiziana e ad Angapiemage con i loro Jentu.
Gli Jentu, ragazzi che sanno quanto sia difficile vivere di musica, quando della musica si rifiutano tutti i compromessi per fare in modo che resti musica soltanto.
Grazie Tiziana, grazie Anga, grazie carissimi Jentu... e chissà che un giorno davvero si vedrà che avete ragione voi.

Renato


Eccovi la canzone, è di Fabrizio de Andrè...


IL sogno di Maria.

"Nel Grembo umido,
scuro del tempio,
l'ombra era fredda,
gonfia d'incenso;
l'angelo scese,
come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d'improvviso,
mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese - Conosci l'estate
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.
Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.
Scendemmo là,
dove il giorno si perde a cercarsi da solo
nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d'ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.
Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l'angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d'un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.
Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore,
ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era
- Lo chiameranno figlio di Dio -
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno,
ma impresse nel ventre."
E la parola ormai sfinita si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra
si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto d'una quiete apparente
che si consuma nell'attesa
d'uno sguardo indulgente.
E tu, piano, posasti le dita all'orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte.

martedì 17 giugno 2008

O Scià

Fra chi mi legge sicuramente molti sapranno dell’esistenza di una manifestazione come O Scià.
O Scià è nata nel lontano 2003, quando un uomo solo, armato di pianoforte, si è recato sulla sabbia della spiaggia della Guitgia, nell’isola di Lampedusa per fare un regalo a quell’isola. Quell’isola piena di problemi per i suoi abitanti, di trasporti, di lunghi mesi in cui viene dimenticata e isolata da un mare che diventa ostile, di sanità tante volte negata, di scuole praticamente inesistenti... un’isola di cui si parla solo per le vacanze estive e soprattutto per gli sbarchi dei clandestini.
Quell’uomo si chiama Claudio Baglioni.
O Scià è il saluto della gente dell'isola a chi arriva sulla loro terra e significa: "fiato mio, mio respiro".
Fu un memorabile concerto, di voce e musica, musica di pianoforte e musica del mare. Non c’erano molte persone, ma credo che quelle persone abbiano vissuto un’emozione e un evento che non potranno dimenticare.
La musica non da risposte, ma qualche volta aiuta a porre qualche domanda. Così come la vita, se la guardi dentro, ogni giorno ti pone una domanda alla quale per noi uomini semplici è difficile rispondere, ma più spesso i cosiddetti potenti o i cosiddetti intelligenti sanno rispondere ancora meno... e allora nel loro sproloquiare ti portano via, o ti nascondono anche la domanda.
Quell'uomo fra la musica del pianoforte e la musica del mare ha saputo ascoltare un silenzio, quello dell'anima che fa percepire il battito del cuore, ma non il proprio, il battito del cuore di chi ti sta accanto ed ha compreso come non puoi chiamarti uomo se non riconosci ai cuori accanto la stessa dignità del tuo.
Ed O Scià è diventata la cassa di risonanza per il problema dei migranti, per i tanti viaggi di quei disperati che fuggono dalla miseria e dalla sopraffazione dei loro governanti per cercare un futuro.
Per dirla con parole di Claudio, partono per un viaggio che sperano sia il primo, non l'ultimo.
Dopo quel primo concerto O Scià ha portato su quella spiaggia cantanti in quantità, pubblici numerosi... e quando una manifestazione diventa di massa gli interessi cambiano. Servono soldi dalle istituzioni, servono favori dei discografici per poter avere la disposizione degli artisti con tutto ciò che ne consegue.
E allora prevalgono gli interessi di chi ha bisogno di notorietà e una simile manifestazione diventa trampolino di lancio per questi politici hai quali hai chiesto qualcosa, per i discografici che devono in qualche modo far tornare i conti di una discografia asfittica.
Ma lo spirito della manifestazione vive comunque, vive per la passione di Claudio che pure passa fra tante incoerenze che spesso davvero non comprendo, vive per tante persone semplici che si accontentano dell'ultima fila pur di esserci, vive per tutti quelli che vogliono che l'isola che c'è in ogni uomo diventi domani un grande arcipelago di giustizia.
La manifestazione vive ed è arrivata fino ad oggi in un crescendo, se non di motivazioni, di certo di grande pubblico.
Ma oggi, come dicevo prima, con il troppo forte coinvolgimento della politica, più che mai sembra che O Scià stia risentendo del momento politico che stiamo attraversando.
Non tanto per il responso delle elezioni, ma per la naturale difficoltà che c'è a riavviare la macchina politica quando le elezioni si sono appena concluse e le varie forze politiche si trovano a fare i conti con i nuovi orizzonti che si trovano davanti.
La politica vive su equilibri strani e a quanto mi pare di capire, non basta la netta vittoria di una formazione politica alla regione Sicilia, uno degli enti finanziatori, cosa che personalmente credevo potesse bastare per prendere delle decisioni sui capitoli di spesa, serviva anche che si delineasse meglio il quadro totale delle elezioni provinciali e comunali che ci sono appena state in Sicilia.
Praticamente ancora non possiamo sapere se O Scià potrà avere i finanziamenti necessari per poter avviare la macchina dello spettacolo di quest'anno.
Quanto potrà essere questo tempo? Personalmente non credo che sapremo gran che fino all'inizio del mese prossimo, spero di sbagliarmi, ma ciò che solitamente appaiono come i tempi della nostra politica, mi fa pensare a questa cosa.
E poi, alla fine di tutto questo, ci saranno i soldi?
I nostri politici che sostengono questi governi, nazionale e regionale siciliano, portano tra le altre ragioni della loro affermazione elettorale (a torto o a ragione, non credo sia questa la sede per parlarne), una ragione come l'affermazione della sicurezza per i cittadini.
Sicurezza che vogliono sostenere principalmente attraverso la lotta alla clandestinità fino a ventilare, da parte di alcuni di loro, la possibilità di creare un reato di immigrazione clandestina.
Alla luce di questo, mi viene da pensare che, per i nostri politici, trovare una motivazione per sostenere economicamente una manifestazione che chiede dignità e attenzione per i migranti, non credo che gli sarà facile
.
Migranti che non sono certamente nella loro stragrande maggioranza destinati ad un futuro fatto di delinquenza, ma in gran parte, sicuramente fatto proprio di clandestinità.
Viene anche da pensare che le difficoltà logistiche ad allestire una simile manifestazione
col passar del tempo diventano amplificate. Una simile manifestazione abbisogna di certezze per allestire i trasporti necessari, visto che Lampedusa non è poi così tanto agevole da raggiungere.
E poi il numero notevole di addetti. Di questo passo avranno difficoltà anche a reperire i posti dove alloggiare gli artisti e il personale necessario, visto che non credo che gli albergatori Lampedusani stiano restando in attesa della venuta del Messia, prima di affittare i posti letto.
Penso a Claudio, penso a quante energie ha speso per questa manifestazione che io in passato spesso mi son trovato a criticare e che anche oggi mi trova perplesso per tante ragioni che non voglio dilungarmi a spiegare e che forse si intuiscono anche da ciò che ho scritto, ma credo nella sua buona fede.
Penso che forse, al di la delle tante incoerenze, Claudio più di ogni altro crede nel valore di questa manifestazione e della sua capacità di sensibilizzazione delle coscienze e allora... vorrei tanto che se ne riappropriasse.
Vorrei tanto che ritorni a fare di questa manifestazione la sua manifestazione, non la manifestazione dei politici e dei discografici.
Vorrei che provi, almeno questa volta per non far scomparire la manifestazione sotto il cumulo della burocrazia e degli interessi personali di chi gli ruota intorno, a riappropriarsene davvero, per tornare a fare di O Scià la manifestazione che è stata la prima volta.
Per fare in modo che il respiro dei tanti uomini semplici serva a sgombrare le coscienze dalle nebbie di una società che spesso si dimentica degli ultimi.
Nel mio piccolo chiedo a Claudio di riprendersi la sua chitarra e il suo pianoforte e di andare su quella spiaggia da solo, tuttal'più con i suoi fidi musicisti, per tornare a ribadire che O Scià è qualcosa che vuole vivere nonostante tutto, perché nonostante tutto, sono certo che in Claudio si è mantenuto l'ideale vero e limpido che ha portato alla nascita di questa manifestazione e sono certo che O Scià è solo Claudio, il suo pubblico con la sua sensibilità nel bene e nel male, i Lampedusani anche loro nel bene e nel male... e nient'altro.
Renato

martedì 3 giugno 2008

Testi serata con Davide Van De Sfroos

Inseriti i testi affidati all'interpretazione delle ragazze di Teatro Frontiera nella magica serata con DavideVan De Sfroos, cliccate Qui per leggerli.

venerdì 23 maggio 2008

Tu chi sei... che parli diverso!

Un giorno di alcuni anni fa, in un posto pieno di neve















il Mottolino di Livigno,














mentre ero li per seguire quello che sarebbe restato nella mia memoria un mio grande giorno, consumando l'attesa guardando il grande palco che era stato montato per l'occasione, la mia attenzione è stata rubata da un piccolo palchetto laterale.
Un piccolo palco che sembrava li per caso, che sembrava scusarsi per la sua presenza come se stesse deturpando un paesaggio destinato ad altra grandezza, come se quella grandezza fosse la sola a dover avere senso di esistere in quel contesto di cavi di funivie come ragnatele e di gatti che di felino non avevano proprio niente.















Aspettavo un momento di musica bellissimo che ci sarebbe stato da li a poco nel mezzo dell'impazienza dei tanti amici fans come me, che vedevano passare il tempo troppo lentamente nell'attesa del loro e mio idolo.
Ma attorno a quel piccolo palco, un piccolo pubblico di fedelissimi certamente molto appassionati e una musica accattivante, mi ha rubato l'attenzione. Mi sono avvicinato e, pur non riuscendo in quell'occasione a realizzarne del tutto il valore, ho colto in quel personaggio che si esprimeva in un linguaggio tanto famigliare per me, un qualcosa di particolare.



Ho voluto capire un po’ meglio cosa usciva da quel personaggio poco tempo dopo a Lugano e da li, dentro di me è partito un nuovo percorso, di musica e parole per sognare e per pensare.Oggi penso con simpatia a quel palchetto laterale, quel palchetto che allora non ho capito fino in fondo, quel palchetto che in realtà ha un po’ urtato il mio buonsenso che mi chiedeva: "perché ce n'è bisogno?" "perché quel piccolo artista non può esibirsi sullo stesso palco dell'artista osannato?". Ci penso e penso se quell'uomo, Davide, avrebbe mai pensato allora di trovarsi davanti ad un mare di braccia e di affetto, come quello che qualche anno dopo lo ha cinto al Forum di Milano.














Ci penso... e penso a come tante volte non prestiamo l'orecchio nel modo giusto a ciò che ci circonda, non lo facciamo per partito preso, o peggio per pigrizia, presi come siamo da ciò che abbiamo e che non ci fa guardare fuori dai confini del nostro mondo conosciuto e della nostra presupponenza, come se scoprire qualcosa di nuovo ci preoccupa o addirittura spaventa... e così non ci accorgiamo dei suoni, delle parole, della poesia che spesso non è poi nemmeno tanto nascosta intorno a noi. E oggi vorrei chiedere a chi quel giorno attorno a me non ha voluto ascoltare ciò che si alzava da quel palco, se non gli viene un pensiero, una curiosità nel vedere tutto questo...














nel vedere che c'è un altro mondo che parla diverso, ma che come noi insegue una sua via in cerca di sé. E che lo fa poi con la stessa energia e la stessa poesia con cui la cercano tutti. Magari quel mondo ha parole e sembianze diverse che possono anche non piacere, giusto che sia così, guai se non lo fosse, ma proviamo ad ascoltare prima di dire che non ci piace e proviamo soprattutto a capire.
Se anche troveremo un solo suono, un solo sogno o un solo gesto che ci accomuna, diventeremo un po’ più ricchi.
Ricordo un amico che un giorno mi diceva: " se abbiamo un euro ciascuno e ce li scambiamo, avremo sempre un solo euro ciascuno, ma se abbiamo un'idea e ce la scambiamo, poi ognuno di noi avrà due idee e davvero saremo un po’ più ricchi tutti e due."

Renato

Piccole gioie

Come si sfugge ad un grande dolore, ad un qualsiasi grande dolore... il dolore per una persona che non vedrai più, il dolore di un tradimento, il dolore di una speranza delusa o di quello che da il non sentirsi considerati persone da chi tanto ci tieni che lo faccia... si sfugge o, più realisticamente, si impara a conviverci vivendo così come si riesce a farlo. Non importa se lo si fa con rabbia, con risentimento, con delusione... l'importante è vivere e vivere aggrappandosi a ciò che ci aiuta a farlo, non importa cosa, purche sia vivere.
Vivere... vivere di noi stessi e di ciò che ci fa bene, fosse anche la rabbia, fosse anche qualche piccola gioia che ci fa sentire ridicoli, o che ci fa pensare che non verremo compresi, o addirittura, che ci fa pensare che verremo giudicati male per questo.
Ma che ci importa? Che ci importa se quel che faremo ci aiuterà a coprire la voce dell'animale lurido che grida dentro di noi? Che ci importa se quella cosa che ci fa sentire ridicoli, che ci fa sentire giudicati, ci permette di porgere gli occhi a quel cielo che ci da risposte e a quel vento che asciuga le lacrime?
E allora andiamo avanti per quella strada che ha visto il nostro passo stanco e incerto, andiamo avanti in quella piazza dove la gente ride e urla, andiamo avanti in quel parco dove i bambini saltano e cantano, rincorrono un pallone e lo seguono con gli occhi mentre macchia l'azzurro del cielo. Andiamo avanti anche se ci sentiamo soli e presentiamoci a quella porta, che sembra un disegno con i colori fuori posto, andiamo avanti con la borsa piena di ciò che ci da energia, qualunque cosa sia... e bussiamo, bussiamo forte alla porta della vita, perché ogni volta che torniamo a vivere, così come siamo capaci, non è mai una cosa fuori posto.
Renato.

martedì 6 maggio 2008

Insegnamenti...

Fra le tante positività di Luca, ci sono insegnamenti che credo noi tutti, ed in particolare i ragazzi, dobbiamo cogliere.
Luca amava il calcio, lo amava profondamente e senza nessun desiderio di divismo. Amava il senso che conteneva nell'essere essenzialmente gioco di squadra, nell'essere un gioco che insegna ad essere solidali e a sostenersi l'un l'altro. Così, come succede a tutti quelli che amano i giochi di squadra e non amano i riflettori ad ogni costo.
Rubo parole di una persona che conosceva Luca meglio di me e che ha cercato di interpretare una parte di quello che sarebbe stato il testamento spirituale che Luca di sicuro ci avrebbe lasciato, se avesse fatto in tempo a scriverlo di suo pugno:

" Volevo solo raccomandarvi di restare uniti, perché ho lasciato i miei familiari a giocare una partita molto difficile per la loro vita terrena. Quindi vi chiedo di restare uniti come una squadra, perché una vera squadra è vincente solo quando è compatta. E se dovesse perdere, sono convinto che unita riesce sempre a risolvere tutti i problemi di questa partita della vita, anche se a volte è molto difficile."

Perché questo è il senso vero dell'amicizia, dell'amicizia portata al servizio di un gioco che lui amava, oppure viceversa, un gioco che amava al servizio di un insegnamento su come essere davvero amici.

Ma c'è un'altra cosa che credo forse sia ancora più importante.

Luca non amava studiare, ma non ha cercato alibi o scuse, ha scelto giovanissimo di prendersi le sue responsabilità e giovanissimo è andato a lavorare.
In poco tempo era diventato molto apprezzato per la passione con cui svolgeva il suo lavoro di idraulico, ed in poco tempo, in questo campo si era messo in condizione di dire la sua con cognizione di causa.
Prendeva il suo lavoro con serietà, così come con serietà si recava agli allenamenti, in questo modo si costruiva un futuro certo da idraulico, uno certo di appassionato calciatore e un altro che era la somma di tutto questo, quello di essere uomo.
Credo che da qui possa uscirne una riflessione rivolta ai tanti ragazzi che passano la vita cazzeggiando in improbabili percorsi scolastici, volti a creare un illusorio senso di impegno nei confronti di quel particolare periodo della loro vita che è l'adolescenza.
Se non c'è passione, voglia, interesse nello studio, si finisce con l'acquisire un diploma che non vi darà gran che e, magari dopo anni in più del necessario, avrete fra le mani un pezzo di carta che difficilmente vale quel che dovrebbe.
Luca, aiutato e soprattutto, compreso dai genitori, si è reso conto di tutto questo.
Come dicevo, la sua è stata una intelligente scelta di responsabilità che lo avrebbe portato ad imparare un mestiere, uno di quelli di cui oggi c'è particolarmente bisogno.
Questo voglio dire ai ragazzi... piuttosto che tirare a campare in uno svogliato percorso scolastico che vi fa essere di fatto eterni adolescenti, è molto più intelligente e responsabile scegliere un mestiere.
Uno dei tanti mestieri che oggi servono a questa società e, forse in un vostro domani (quando sarete donne e uomini veri con l'adolescenza nel suo posto giusto, nel cuore), tornerete a scuola con una nuova voglia e determinazione per rafforzare e sancire ciò che la vita vi avrà insegnato.
Io sono certo che Luca lo avrebbe fatto!

venerdì 2 maggio 2008

Un mosaico...

Voglio pensare a questa umanità come ad un grande mosaico, si mette qualche nuovo tassello e a volte qualche tassello si perde... un mosaico che cambia continuamente forma, colore e significato... un mosaico che si compone e scompone di continuo, non solo con le partenze e gli arrivi dei tasselli, ma anche con la figura che cambia nel tempo con il cambiare nel tempo degli stessi tasselli.
Un mosaico che progredisce e qualche volta indietreggia, ma sempre portando in sé la speranza che hanno le persone semplici di farlo cambiare in direzione di un disegno più giusto, più bello, dai giusti cromatismi, dove per tutti ci sia davvero il posto giusto che permette di dare il meglio di sé.
Ogni tassello che si perde è un vuoto che rimane nel cuore di tutti gli altri tasselli rimasti, ma quando si perde un tassello giovane... si perde un pezzo di futuro, si perde un pezzo di percorso per tutta l'umanità e con lui, è anche un pezzo di speranza che viene a mancare.
Renato

mercoledì 30 aprile 2008

Ancora una volta...

Ancora una volta... ancora una volta il mio ristretto ambito famigliare colpito da una "partenza" di un giovane.
Caro Luca, l'ultimo ricordo che ho di te si materializza sull'argine del canale Muzza. Era ormai un tardo pomeriggio, cominciava ad imbrunire, ed io arrancavo con il mio passo di quasi corsa inseguendo la strada di sassi che si snodava davanti a me. Tu arrivasti dietro di me con il tuo volo leggero, mi hai affiancato e mi hai lanciato un saluto fra il divertito e il compiaciuto, "ciao zio"!
Non sono tuo zio, sei solo figlio di una cugina che, assieme al fratello e ai suoi genitori, miei zii e tuoi nonni, c'è stata quando io ho avuto bisogno e tanto mi ha aiutato fino ad ora nel tener vivo il ricordo di Eliana. Ma capisco che questo "sentire" una parentela fra noi, in questo modo si esplicava molto più facilmente, senza tanti fronzoli, senza pensarci troppo su... questo sentivi fra noi e questo hai espresso nei miei confronti.
Il tuo saluto era di certo divertito, di certo il mio incedere ti sarà sembrato un po’ goffo nei confronti del tuo volo, ma nonostante ciò, di certo un po’ di meraviglia e di ammirazione per il tuo "zio" che portava in giro i suoi capelli bianchi nel suo tentativo di corsa, l'hai sentita e me l'hai fatta sentire in quel tuo saluto.
Ti guardavo ammirato andare incontro al tramonto, ti ho visto sparire quasi inghiottito dalla strada e dall'orizzonte rosaceo che si perdeva nel cielo bluastro di quell'ora tanto particolare, di quel giorno che finiva e che regalava i suoi colori più belli. Spesso il tramonto è il momento più bello del giorno e lo diventa ancora di più quando abbiamo la capacità di farlo essere ancora parte importante del giorno che stiamo vivendo, del giorno vissuto come unico giorno della nostra vita.
E il tuo tramonto è arrivato assieme a quello di alcuni tuoi amici che erano parte della tua vita... un giorno di festa, un momento in cui tanto si ha voglia di vivere il proprio tempo e la fine è arrivata con l'unica malattia che si può comprendere, quella della voglia di vivere.
La voglia di vivere ti ha portato via.
La voglia di amicizia, la voglia di condividere passione e desideri, la voglia di esserci.
E tu c'eri... con semplicità, con la voglia di vivere la vita senza artifici e artificiosità, solo e soltanto di te stesso e così sei stato fino alla fine.
Ciao Luca... arrivederci!

Renato

martedì 29 aprile 2008

Ciao Luca




Ciao Luca, ci è stato chiesto di scrivere qualcosa per Te...
non è possibile, ci sarebbe troppo da dire...
Te ne sei andato e ci hai lasciato qua, mentre Tu chissà cosa stai facendo lassù...
conoscendoti, stai cercando il modo di scalare la vetta più alta del paradiso.
I Tuoi AMICI

Tu puoi?

Fino a poco fa c'era la pioggia, se ne è andata per lasciare il posto ad un'aria tersa e trasparente, se ne è andata per lasciare il posto a nuvole in cammino...
Nuvole in cammino, verso dove? Ma dove stiamo andando con questi nostri passi incerti e tremanti che non sanno mai che direzione prendere, che sogno inseguire.
Forse abbiamo tenuto per troppo tempo prigioniero il nostro sogno, forse abbiamo per troppo tempo nascosto nello specchio la nostra vera faccia, ma ora siamo incespicati nella catena che ci legava e ci accorgiamo che ormai è tardi, ma non sappiamo per cosa!
Guardiamo fuori la vita che scorre e che non riusciamo a cogliere se non per piccoli attimi che servono di volta in volta a farci rimpiangere di più ciò che non riusciamo a vivere, guardiamo fuori la vita dalle sbarre della nostra prigione d'oro e vorremmo un gesso che cancelli il mondo. Ma è impossibile cancellare i nostri pensieri, è impossibile trovare un cappello che li nasconda al nostro sentire e soprattutto dovremmo trovare un gesso che cancelli le sbarre della prigione piuttosto che il mondo.
E restiamo qui nella clessidra del tempo che perde la sua sabbia in un deserto...
E tu...
Puoi darmi un vetrino blù per colorare il cielo
O un volo magico a camminare sopra le nuvole,
puoi darmi una fuga dalla realtà nell'orizzonte più lontano
o uno slancio del cuore da scalare
per salire lassù... dove trovano pace le illusioni.
Puoi darmi le storie dell'ultimo tram,
un ciao che oggi so che cambiava una vita,
dei passi leggeri a sfiorare una strada
lasciati in una via che ti portava via
lasciando di te una scia... di grazia e di armonia.
E tu...
Tu puoi?

Renato

giovedì 17 aprile 2008

Pioggia di nostalgia

Sta scendendo una pioggia leggera che lucida le strade e riflette le luci arancione dei lampioni, sembrano lacrime del cielo che lascia scorrere la sua nostalgia.
Se non fossi così stanco stasera uscirei a bagnarmi di questa pioggia, uscirei per sentire queste gocce di sale e di zucchero sul viso, uscirei per perdermi in un pensiero e per ascoltare la voce del silenzio.
Le lacrime non sono mai versate invano, come invano non si soffre mai di nostalgia, bisogna saperne capire il sapore per capire se è solo l'amarezza di un cielo che ci è stato negato, senza che ce ne abbiano mai spiegato il motivo, o se la dolcezza esiste dietro il loro gusto agro. Quel gusto agro che senti quando qualcosa ti sfugge senza poterlo afferrare, ma del quale non riesci a staccarti mai veramente dopo averne apprezzato l'essenza, dopo averne apprezzato la vita che conteneva.
Vorrei fuggire da quello che non potrò mai avere, vorrei nascondermi dietro le mie fughe per non vedere quel mondo che non riesco a cogliere e se qualcuno si accorge di me e mi chiede cosa sia questo da cui scappo, vorrei mettermi una mano davanti al viso e come un bambino, vorrei pensare che col momdo sono diventato invisibile anch'io...e con lui vorrei pensare che non esiste più niente di questa realtà che non so cogliere.
Ma la realtà c'è, c'è e torna sempre a galla, non si può sfuggirgli! E capire quale sia la realtà che ci portiamo dentro è l'unico modo per riuscire a conviverci, ad accettarla, a dominarla.
La realtà che ci portiamo dentro è la nostra fedele compagna, è figlia delle nostre opere e delle nostre omissioni, come la nostalgia per quel qualcosa che non riusciamo a cogliere come vorrebbe la nostra volontà.
Bisogna vivere per dargli un nome, per scriverne, per quel tanto o poco che ne siamo stati protagonisti, la storia dei suoi giorni così come ha attraversato i nostri giorni.
Dobbiamo farlo senza fare sconti ai diavoli o ai santi che esistono in noi e senza negare quello che ci ha lasciato dentro e che non sappiamo scacciare, o che forse non vogliamo scacciare senza riuscire a dirlo mai soprattutto a noi stessi!
Renato

venerdì 4 aprile 2008

Partire per tornare

Il nuovo giorno inizia con il buio di una notte ormai divenuta vecchia, l'auto corre fra filari d'alberi e la luna si nasconde tra le fronde e le nuvole. Luci che si avvicinano per sparire velocemente nel buio dietro di me ed ogni tanto luci che si materializzano in un paese.
Una nuova partenza, una delle tante, simile a tante altre e ancora una volta un po’ nuova.
Si parte perché qualcosa ci aspetta, forse un sogno, forse un miraggio, forse un'utopia o anche soltanto una speranza... forse anche solo per il bisogno di andare.
Si parte sapendo di tornare e sperando di tornare un po’ più ricchi, più ricchi di esperienza, ma soprattutto di sorrisi e di abbracci attorno a noi.
Si parte per andare laggiù dove si raccoglie e dove più forte si sente la voglia di tornare, perché quando hai vissuto forte si sente forte la voglia della sedia che hai lasciato, del vino, del formaggio e del salame della tua cantina.
Un paese, è ancora notte fonda, mi sembra che si chiami Pontenure... proprio dentro l'abitato un'auto schiantata contro un muro, sirene d'ambulanza, carabinieri e un gran affaccendarsi intorno a quelle lamiere contorte. Girano le luci blù delle macchine di servizio a colpire la notte, girano le voci concitate di chi cerca di aiutare a svegliare il silenzio, un carabiniere mi fa cenno di non fermarmi e proseguo la mia corsa.
Anche chi era in quella macchina è partito per tornare come me, spero che possa tornare davvero... per raccontare domani agli amici di quella strada che si è stretta troppo davanti ai suoi occhi, per raccontare di quella sterzata che ha portato la macchina dove non si voleva che andasse, per raccontare di quel muro che è venuto incontro troppo in fretta... per raccontare che quel cocktail è troppo buono, che quel vino è generoso e inebriante, che quella grappa aromatizzata è squisita, ma che se si bevono quando si viaggia a fianco di chi guida, sono immensamente più buone.
Renato

martedì 18 marzo 2008

Nuovo testo spettacoli

Aggiunto un nuovo testo nella sezione spettacolo con gli Jentu, cliccare Qui

seguito di "una questione di principio"

Visto che vi ho ammorbato con le mie vicissitudini ferroviarie, continuo a farlo raccontandovi il seguito.
Ho ricevuto da Trenitalia questa risposta alla mia lettera di protesta:

Gentile Cliente,

Il sistema di emissione bonus è completamente automatizzato e ricava i dati sull'andamento treni dal sito ufficiale di RFI. Dalla documentazione ufficiale risulta che il treno 9426 del 30/12/2007 è arrivato a Milano C.le alle ore 11:39:30 con 39,5' di ritardo dei quali 26' a causa di (trascrivo): ES05 – TRENO 9426 LENTA CORSA TRA PC MONTALLESE E PC RIGUTINO, SI FERMAVA PRIMA DEL 1° B AREZZO SUD PER SLITTAMENTO. TRENO 9462 A DX DA PC RIGUTINO A PC ASCIONE
In presenza di tali annotazioni il treno viene classificato NO BONUS ed il sistema non può emettere bonus.
Spiacenti per l'accaduto ed a disposizione per qualsiasi chiarimento porgiamo

Cordiali saluti

Questa risposta mi ha veramente deluso, da una parte confermano quanto io sostenevo e cioè che in quelle condizioni atmosferiche che loro dicevano disagiati, solo il treno su cui viaggiavo io ha avuto delle difficoltà, confermano anche il particolare del sorpasso avvenuto da parte di un’altra treno, dall’altra... non gliene può fregar di meno davanti al responso in automatico delle macchine preposte a rilevare i dati. Come dire, se anche la nostra macchina sbaglia... sono affari vostri!
Dal canto mio mi sono rivolto ad una associazione di consumatori che mi ha consigliato di rivolgermi al giudice di pace, sapete che ho scoperto? Praticamente per riavere circa 25€ dovrei sborsarne 30, a tanto ammonta il costo del giudice di pace nel mio caso!
Ora capisco perché in questi casi Trenitalia ha facilmente la possibilità di fare il buono e cattivo tempo.
Comunque ho interessato anche altri soggetti, se avrò riscontri ve lo farò sapere.

sabato 8 marzo 2008

8 MARZO

Vorrei portarti un fiore,
un fiore che ti dica mille cose
che ti dica quanto mi batte il cuore
quanto sento questa tua delicata,
semplice presenza.
Vorrei portarti un fiore
per dirti come sei bella
nello specchio del mio sogno.
Ma ho paura,
paura di svegliarmi,
riguardare quello specchio
e vedere riflesso il vuoto,
vedere soltanto
il riflesso della tua assenza...
Oggi inseguo un tempo...
Paura di scoprire
lungo i muri della vita
quanto è inutile la mia esperienza,
paura di scoprire quanto il mio sapere
sfugga davanti a quella porta
che si apre soltanto
al bussare intenso di un sentimento.
Vorrei portarti un fiore,
ma sei lontana,
lontana da me e dai miei giorni,
vorrei portarti un fiore
anche se so che ne hai già tanti,
forse più belli
forse più profumati e colorati,
di certo più pieni di quella rugiada
che si forma quando ti chiama un'emozione.
Ma il mio fiore non posso dartelo
e rimane così,
semplice disegno di luce
nel mio pensiero...
E allora riprendo questa mia strada
di sassi erba e pozzanghere
sognando il tuo azzurro,
cercando un mio cielo,
accarezzando una musica dolce
che mi avvolge come un'edera
dalle mie scarpe alla mia testa,
una dolce armonia
che fa scorrere un tempo,
un tempo vissuto e da vivere
che mi lascia ricami sul viso,
mentre lo accarezzo.
E allora riprendo i miei sogni,
di fiori che galleggiano sull ' acqua,
accompagnati da occhi
-pozzi profondi-
e da dita
lanciate in una carezza sfuggita,
resina ad impregnare il respiro
di un sapore d'infinito,
di un giorno di aria di luce e di sole
di un giorno di speranza...
baci lanciati dalla punta delle dita
ad accompagnarti mentre vai via,
mentre ti vedo laggiù
correre
fra le braccia della tua felicità...
sperando di incontrarti ancora,
se il tempo vorrà,
se questa vita lo vorrà,
ancora...
con questa mia stessa faccia,
ancora...
con questo mio stesso cuore.
Renato

giovedì 6 marzo 2008

MMS 4 CHILDREN

Un fan di Claudio come me (e se ben ricordo anche ammiratore del Davide), mi ha scritto perchè navigando in rete ha preso spunto da un Post tratto dal Blog di Beppe Grillo. Ebbene in quel Post il Signor Grillo rispondeva ad una email della Signora Piera Maggio, mamma di Denise Pipitone, la bimba scomparsa a Mazzara del Vallo nel 2004. Il Signor Grillo esponeva un'idea interessante e degna di nota ma, purtroppo, mai presa effettivamente il considerazione: gli operatori di telefonia mobile quotidianamente spendono migliaia di Euro in pubblicità multimediali.. SE INVIASSERO ANCHE LE IMMAGINI DEI BAMBINI SCOMPARSI? UN PROMEMORIA QUOTIDIANO PER RICORDARNE I VOLTI A MILIONI DI UTENTI, DI CITTADINI, DI ESSERI UMANI? Da questo spunto, questa persona insieme ad alcuni suoi amici, hanno pensato che forse si poteva far qualcosa per sensibilizzare i sopra citati operatori telefonici.. Una sorta di petizione online, di pubblicizzazione a raffica di questa idea sperando di poter arrivare a qualcosa.. Hoanno denominato l'iniziativa "MMS 4 CHILDREN" ed aperto uno specifico Blog visionabile all'indirizzo http://mms4children.blogspot.com/. Sono stato contattato e ben volentieri appoggio questa iniziativa.
Renato

Una questione di principio.

Alcuni giorni fa, ho ricevuto una comunicazione da TRENITALIA che mi negava la possibilità di avere un rimborso sotto forma di un bonus, in seguito al ritardo di un treno ES del quale mi ero servito.
Vi allego qui sotto la lettera di protesta che ho mandato a Trenitalia, in caso di ulteriore risposta negativa, ricorrerò ad una associazione di consumatori, in quanto ritengo che le loro spiegazioni siano davvero assurde.
Vi invito a farvi valere, per quanto vi sia possibile, sia in un caso come questo inerente a Trenitalia, ma sopratutto in tutti i casi che ci propone il vivere nella nostra società che di fatto spesso ci propone anche ingiustizie ben più gravi di questa che ho subito io. Questo per cercare di far rispettare questi piccoli diritti che sembra dobbiamo avere in una società civile, ma che di fatto ci vengono assurdamente negati.

Spettabile Trenitalia.
Faccio riferimento alla mia richiesta di bonus, presentata in data 08/01/2008 relativa al treno 9426 del giorno 30/12/2007, partito da Roma alla volta di Milano alle ore 6:30, alla quale avete risposto dandomi un esito negativo con la vostra lettera protocollata con il n° 080211-27-134 del 12/02/2008.
Sono veramente stupito dalla vostra risposta che addebita il ritardo a cause metereologiche.
Ricordo che si trattava del 30/12!!!!
Si trattava di una bella mattina di sole con temperature rigide, presumibilmente di alcuni (4-5) gradi sotto zero e con un poco di nebbia che però lasciava una visibilità di qualche centinaio di metri. Tutto questo in alcuni tratti del percorso fra Roma e Firenze.
Tutto questo per dire che le condizioni non erano così disperate, soprattutto alla luce della tecnologia attuale che davvero non può far pensare che una situazione simile possa essere di danno ad un convoglio modernissimo come un ES.
Questo significherebbe che i cittadini del nord dell’Italia o delle regioni montane, sono di fatto, quasi sempre, esclusi da ogni possibilità di bonus visto che quelle condizioni sono abituali in quei territori.
Davvero le ragioni metereologiche sembrano una forzatura assurda per negare comunque la possibilità di riconoscere il bonus.
MA VI DIRO’ DI PIU’…
Il personale del treno, sia direttamente che con avviso dell’altoparlante, nella sosta che il treno ha fatto in linea fra Roma e Firenze, imputava la sosta stessa ad un: CONTROLLO PER UN PROBLEMA AL MATERIALE ROTABILE. Materiale rotabile appunto, che se anche fosse imputato al gelo non si può imputare alle condizioni metereologiche che, ripeto, erano normali per la stagione. Un ES non si può fermare per qualche grado sotto zero! Se questo accade è da imputare ad un difetto del materiale rotabile e quindi alla sua manutenzione.
MA NON E’ FINITA QUI…
Il treno riprendeva la sua corsa sul binario dispari ad una velocità ridotta ma non lentissima… e veniva superato da un altro ES sul binario pari lanciato a velocità notevole!
Verificavo poi in seguito che effettivamente circa 20 min più tardi doveva viaggiare un ES Roma Venezia che evidentemente stava viaggiando in orario.
Ora, che aveva di diverso l’altro treno che invece del nostro non soffriva il freddo??? L’avevate munito del cappottino????
Scusate la battuta, ma il vostro rifiuto del bonus in questa situazione davvero sfiora il ridicolo, ed è offensivo per i diritti dei viaggiatori.
La cifra è di poco conto, ma è una questione di principio e se non avrò un riscontro positivo, mi riservo il diritto di rivolgermi ad una associazione di consumatori.
RingraziandoVi comunque,
Renato Castelli.

martedì 4 marzo 2008

Nuovo testo

Aggiunto un testo usato nell'introduzione dello spettacolo con gli Jentu, cliccare qui e buona lettura.

giovedì 21 febbraio 2008

pastiglie...

Ognuno di noi ha in casa il suo armadietto pieno di pastiglie, mal di testa, mal di denti, per mille altre cose ancora che accompagnano il nostro essere vivi.
Cominci al mattino, quando dalla cucina ti richiama il sapore di caffelatte assieme a quello del pane burro e marmellata, è una sensazione che va dagli occhi al cervello e il profumo sale con piccoli cerchi e con avvitamenti e ti invade la testa entrando nel naso e poi su su fino al cervello passando dai polmoni.

E poi cominci con la prima pastiglia...

Già, il tempo passa e il piccolo male che è stato di un tempo passato, ora è rimasto con una consuetudine che ti hanno detto necessaria per prevenire guai peggiori.

Una piccola gioia da vivere prima di ritornare a fare i conti con i tanti mali oscuri, alle mille inquietudini che percorrono i bianchi corridoi del vivere che non sai dove ti portano. E se guardi infondo non sempre vedi una luce, una speranza, ma ad una luce o ad una speranza ti aggrappi.

E c’è anche per questo un’altra pastiglia...

Cominci a correre, corri e rincorri una vita che corre più forte di te, manca sempre qualcosa per scacciare ombre e belve e quella belva che ti invade la testa grida troppo forte e ti ci trovi faccia a faccia, ha un viso strano, con tanti segni dei tanti giorni che son passati spingendo il tuo incedere in una direzione che avresti voluto diversa, o anche piena di qualcos'altro che non riesci a districare.
Forse hai semplicemente dormito male, forse dopo il tanto correre senti che la tua corsa non basta mai per arrivare sul podio e la testa fa male

Tranquilli, anche per questo c’è la pastiglia giusta...

Ma adesso è ora di divertirsi, anche per questo c’è la pastiglia giusta...
quella che ti fa perdere in un dolce oblio e ti fa viaggiare al di sopra della realtà.
ATTENTI RAGAZZI!!!
Sono pastiglie che vi usano e abusano di voi, rendendovi ingranaggi di una vita che vi usa come i birilli del bowling. State li dritti e incuranti delle bufere finchè non arriva la boccia e non sai che succederà a te e a ciò che hai intorno.
Quella pastiglia rende leggero l'animale lurido che si impossessa di voi. Quell'animale vi parla di incoscienza ed è facile seguire la sua nenia che incanta, che vi porta in un sogno, ma vi impedisce di sognare.
Quella nenia si insinua nella coscienza e uccide amore, fantasia e solidarietà.

No, basta!!!!

Le uniche pastiglie cha davvero aiutano sono quelle che sanno del fresco di un mattino che vi invade i polmoni, sono quelle del sapore frizzante di un sorriso che vi fa saltare il cuore come un raggio di sole che gioca con un onda del mare, sono quelle della musica dolce di un ciao pronunciato da una persona che vi apre le porte del cuore.
Sono quelle che hanno il sapore dell'orgoglio che si prova quando, ancora una volta, ci si è provato da soli a prendere la rincorsa per volare.
E vi garantisco che il sapore di queste ultime pastiglie... è davvero buono!

CORAGGIO RAGAZZI...
dovete vivere del piacere di vivere forte di voi stessi, di quando avete sudato, avete lottato e creduto in un ideale, quando siete caduti e vi siete rialzati, magari allungando una mano per trovare quella di un amico, sapendo che poi l'avreste allungata voi per farla diventare un gancio in mezzo al cielo per qualcuno...
Provate ad amare ed ad amarvi un po’ di più, con il corpo e con l’anima e vi dimenticherete di quelle pastiglie, del fumo e dell’alcol che vi stordisce.
La più grande sconfitta, è ritrovarsi un giorno a doverci dire che abbiamo smesso di provare a vivere.
Renato

giovedì 31 gennaio 2008

"Pica" nuovo cd di Davide Van De Sfroos

E dopo la splendida serata che Davide Van De Sfroos ci ha regalato a Paullo nel novembre scorso, non posso esimermi dal comunicarvi con mio grande piacere le prossime novità sul suo conto.

L'8 febbraio esce il nuovo cd del Davide, "Pica" che è il grido con cui i Minatori diFrontale esortavano sè stessi al loro duro lavoro, un grido che diventa un suono nel tentativo di rendere umano e sopportabile il duro lavoro della miniera.

A questo seguirà un altro appuntamento importantissimo... il 19 aprile al Datch Forum di Milano, unico concerto invernale del Davide, credo che sarà un concerto da ricordare sicuramente.
per questa occasione vi segnalo tre punti vendita dei biglietti che non appaiono ancora nelle rivendite ufficiali.


Farmacia Re 20038 Seregno (MI) Via Parini, 66 tel o362 236154

Bar Oratorio San Luigi Bareggio (Mi) Via iv Novembre 42 Tel 02 9013270 3290976530

Bar Oratorio Frassati Paullo (Mi) Via Mazzini 31 Tel 0290632023 3471124523

Per quanto potete, vi invito a comprare i biglietti in queste situazioni, perchè in queste realtà una parte del prezzo del biglietto viene devoluto per scopi benefici.
Forza gente, accorrete.
Renato

martedì 29 gennaio 2008

E sempre collegandomi all’avventura di Scarabelli, un'altra cosa mi sembra degna di nota.
Matteo raccontava di come riusciva a relazionare con persone di etnie così diverse nei modi più disparati possibili, ma questo dà misura di come in realtà, usando le sue parole, noi conosciamo davvero poche lingue straniere.
Già, era magari facile che in Egitto si trovassero giovani che, avendo lavorato nei villaggi turistici Italiani, conoscessero l’Italiano, ma non parlavano poi altra lingua che l’arabo. Questo per dire come la nostra conoscenza delle lingue straniere che si studiano tradizionalmente, spesso risulti insufficiente davanti a quella parte di mondo che sta diventando sempre più terreno emergente nella società e nella socialità di oggi.
Questo tipo di situazione si ripeteva spesso attorno al mediterraneo, ma anche in altre zone che per la crescita economica stanno diventando importanti. Mi riferisco a molti paesi Asiatici e dell’Europa dell’est.
Eliana aveva una naturale predisposizione per le lingue straniere, parlava ormai con l’uguale naturalezza dell’Italiano, Inglese e Francese e molto bene anche il Tedesco.
La sua base classica l’aveva molto aiutata in questo, aveva lungamente studiato il latino.
Bene, nonostante tutto, aveva già sentito l’esigenza di studiare anche lo Spagnolo ritenendola una lingua emergente. La cosa poi non è avvenuta in modo approfondito perché essendo molto impegnata negli studi ( lo Spagnolo mi diceva che ha una grammatica fra le più impegnative), in quel momento non si sentiva di affrontare anche quello studio che rappresentava un qualcosa in più al quale non aveva troppe energie da dedicare.
Nei circuiti turistici le nostre lingue europee si possono parlare facilmente, ma poi quando ci si rivolge alle persone comuni, ci possono essere grosse difficoltà, ed è soprattutto a quelle persone che per lavoro poi ci si trova a fare riferimento.
Ora, al di la dello Spagnolo come lingua emergente, consiglio vivamente ai nostri ragazzi di guardare davvero oltre, di guardare a quei paesi di nuova economia che presto si dimostreranno molto importanti per i nostri mercati e per le nostre relazioni interculturali… è importante sapere almeno una delle lingue di quei paesi, l’Arabo, il Cinese, il Russo, il Giapponese, ecc ecc…
Tenete conto, ragazzi, che quando si è all’estero una lingua straniera già la si conosce, la propria… e questo abbinato alla conoscenza della lingua del paese dove vi trovate, dà indubbi vantaggi di sviluppo lavorativo di buon livello, coraggio quindi, anche se sembrano ostiche… studiate almeno una di quelle lingue che domani possono fare la differenza, in Italia come all’estero.
Renato

giovedì 17 gennaio 2008

Aggiunto un testo nella sezione "pensieri e parole" della bacheca, pagina dello spettacolo teatrale con Giovanni Baglioni.

domenica 13 gennaio 2008

Gli occhi degli uomini semplici

Ieri sera ero ad una serata organizzata dal gruppo Pedale Paullese, una serata in cui un giovane giornalista, Matteo Scarabelli, ha raccontato con vivacità, divertendo e divertendosi, un suo viaggio in bicicletta attorno al bacino del mediterraneo.
Impressionante lo scorrere delle immagini visive e raccontate del suo viaggio attraverso popoli molto diversi per cultura e tradizioni, storia e religione. Ma impressionante anche la similitudine fra i singoli personaggi umani, tutti in cerca di una vita dignitosa e tranquilla, una vita volta a guardare al futuro con un minimo di speranza.
Per questo vi rimando a quella parte del testo teatrale che abbiamo aggiunto nella sezione Pensieri e parole, testo spettacolo teatrale con Giovanni Baglioni. (Clicca QUI' per accedere direttamente)


Renato

Domani finirà di piovere...

Stamattina ho aperto la mia finestra, ho guardato il cielo con fiducia, ho visto soltanto una densa coperta a coprire l'azzurro.
Ho guardato attorno a me, ho visto i mille cerchi che si allargavano nelle pozzanghere, l'acqua correre sui lati dei marciapiedi incontro ad una bocca che la inghiottiva, le tegole rosse delle case lucide e felici di fare il loro lavoro di protezione delle case, i campi avidi di quel nutrimento.
Le persone passavano protette da un ombrello, qualcuna frettolosa, qualche coppia indugiando nei loro respiri che si incrociavano, qualcuno solo protetto dal cappuccio del loro mantello e pensavo a quante volte anch'io ho sentito sui sentieri di montagna la musica della pioggia che rimbalzava sulla mia mantella, quando mi sorprendeva lassù, punto al limite dell'orizzonte, tanto piccolo in mezzo all'immenso.
Questo cielo pieno di nuvole che corrono qui e là, che vanno e vengono nel loro incedere che non sappiamo dove porta e se abbia un senso, l'unica cosa che sappiamo è che ci nasconde l'azzurro, ma che l'azzurro c'è.
Ed allora andiamo, con un ombrello, con il cappuccio alzato della giacca a vento, con i capelli bagnati, ma andiamo perché non si può fermare la pioggia quando è giusto che cada e non si può nemmeno fermare il nostro cammino.
E questa pioggia cade decisa, ma delicata, cade sicura, ma vitale sul tempo e sulla vita, cade su di noi e sul mondo che abbiamo intorno, cade sopra gli ombrelli, sui cappucci, sui capelli sulle guance e sulle mani e una volta tanto, se il viso è bagnato non significa che abbiamo pianto.
Domani... domani finirà di piovere...
E domani cammineremo ancora, perché avrà finito di piovere, cammineremo più decisi fermandoci solo ad indugiare su ciò che di bello lascia una giusta pioggia come questa... ci incanteremo con i fiori che spunteranno nei campi, ci rinfrescheremo il viso con l'acqua di un torrente, respireremo un'aria più fresca che ci avrà lasciato trasparenze di orizzonti lontani... domani rivedremo l'azzurro, quel punto lontano che ancora dobbiamo raggiungere e domani diverrà il nostro oggi.
Quel domani da chiamare disperatamente, perché diventi davvero un nuovo oggi, nel susseguirsi della vita
.

Renato

venerdì 11 gennaio 2008


Il giorno della befana passa... ma le befane restano!