mercoledì 30 aprile 2008

Ancora una volta...

Ancora una volta... ancora una volta il mio ristretto ambito famigliare colpito da una "partenza" di un giovane.
Caro Luca, l'ultimo ricordo che ho di te si materializza sull'argine del canale Muzza. Era ormai un tardo pomeriggio, cominciava ad imbrunire, ed io arrancavo con il mio passo di quasi corsa inseguendo la strada di sassi che si snodava davanti a me. Tu arrivasti dietro di me con il tuo volo leggero, mi hai affiancato e mi hai lanciato un saluto fra il divertito e il compiaciuto, "ciao zio"!
Non sono tuo zio, sei solo figlio di una cugina che, assieme al fratello e ai suoi genitori, miei zii e tuoi nonni, c'è stata quando io ho avuto bisogno e tanto mi ha aiutato fino ad ora nel tener vivo il ricordo di Eliana. Ma capisco che questo "sentire" una parentela fra noi, in questo modo si esplicava molto più facilmente, senza tanti fronzoli, senza pensarci troppo su... questo sentivi fra noi e questo hai espresso nei miei confronti.
Il tuo saluto era di certo divertito, di certo il mio incedere ti sarà sembrato un po’ goffo nei confronti del tuo volo, ma nonostante ciò, di certo un po’ di meraviglia e di ammirazione per il tuo "zio" che portava in giro i suoi capelli bianchi nel suo tentativo di corsa, l'hai sentita e me l'hai fatta sentire in quel tuo saluto.
Ti guardavo ammirato andare incontro al tramonto, ti ho visto sparire quasi inghiottito dalla strada e dall'orizzonte rosaceo che si perdeva nel cielo bluastro di quell'ora tanto particolare, di quel giorno che finiva e che regalava i suoi colori più belli. Spesso il tramonto è il momento più bello del giorno e lo diventa ancora di più quando abbiamo la capacità di farlo essere ancora parte importante del giorno che stiamo vivendo, del giorno vissuto come unico giorno della nostra vita.
E il tuo tramonto è arrivato assieme a quello di alcuni tuoi amici che erano parte della tua vita... un giorno di festa, un momento in cui tanto si ha voglia di vivere il proprio tempo e la fine è arrivata con l'unica malattia che si può comprendere, quella della voglia di vivere.
La voglia di vivere ti ha portato via.
La voglia di amicizia, la voglia di condividere passione e desideri, la voglia di esserci.
E tu c'eri... con semplicità, con la voglia di vivere la vita senza artifici e artificiosità, solo e soltanto di te stesso e così sei stato fino alla fine.
Ciao Luca... arrivederci!

Renato

martedì 29 aprile 2008

Ciao Luca




Ciao Luca, ci è stato chiesto di scrivere qualcosa per Te...
non è possibile, ci sarebbe troppo da dire...
Te ne sei andato e ci hai lasciato qua, mentre Tu chissà cosa stai facendo lassù...
conoscendoti, stai cercando il modo di scalare la vetta più alta del paradiso.
I Tuoi AMICI

Tu puoi?

Fino a poco fa c'era la pioggia, se ne è andata per lasciare il posto ad un'aria tersa e trasparente, se ne è andata per lasciare il posto a nuvole in cammino...
Nuvole in cammino, verso dove? Ma dove stiamo andando con questi nostri passi incerti e tremanti che non sanno mai che direzione prendere, che sogno inseguire.
Forse abbiamo tenuto per troppo tempo prigioniero il nostro sogno, forse abbiamo per troppo tempo nascosto nello specchio la nostra vera faccia, ma ora siamo incespicati nella catena che ci legava e ci accorgiamo che ormai è tardi, ma non sappiamo per cosa!
Guardiamo fuori la vita che scorre e che non riusciamo a cogliere se non per piccoli attimi che servono di volta in volta a farci rimpiangere di più ciò che non riusciamo a vivere, guardiamo fuori la vita dalle sbarre della nostra prigione d'oro e vorremmo un gesso che cancelli il mondo. Ma è impossibile cancellare i nostri pensieri, è impossibile trovare un cappello che li nasconda al nostro sentire e soprattutto dovremmo trovare un gesso che cancelli le sbarre della prigione piuttosto che il mondo.
E restiamo qui nella clessidra del tempo che perde la sua sabbia in un deserto...
E tu...
Puoi darmi un vetrino blù per colorare il cielo
O un volo magico a camminare sopra le nuvole,
puoi darmi una fuga dalla realtà nell'orizzonte più lontano
o uno slancio del cuore da scalare
per salire lassù... dove trovano pace le illusioni.
Puoi darmi le storie dell'ultimo tram,
un ciao che oggi so che cambiava una vita,
dei passi leggeri a sfiorare una strada
lasciati in una via che ti portava via
lasciando di te una scia... di grazia e di armonia.
E tu...
Tu puoi?

Renato

giovedì 17 aprile 2008

Pioggia di nostalgia

Sta scendendo una pioggia leggera che lucida le strade e riflette le luci arancione dei lampioni, sembrano lacrime del cielo che lascia scorrere la sua nostalgia.
Se non fossi così stanco stasera uscirei a bagnarmi di questa pioggia, uscirei per sentire queste gocce di sale e di zucchero sul viso, uscirei per perdermi in un pensiero e per ascoltare la voce del silenzio.
Le lacrime non sono mai versate invano, come invano non si soffre mai di nostalgia, bisogna saperne capire il sapore per capire se è solo l'amarezza di un cielo che ci è stato negato, senza che ce ne abbiano mai spiegato il motivo, o se la dolcezza esiste dietro il loro gusto agro. Quel gusto agro che senti quando qualcosa ti sfugge senza poterlo afferrare, ma del quale non riesci a staccarti mai veramente dopo averne apprezzato l'essenza, dopo averne apprezzato la vita che conteneva.
Vorrei fuggire da quello che non potrò mai avere, vorrei nascondermi dietro le mie fughe per non vedere quel mondo che non riesco a cogliere e se qualcuno si accorge di me e mi chiede cosa sia questo da cui scappo, vorrei mettermi una mano davanti al viso e come un bambino, vorrei pensare che col momdo sono diventato invisibile anch'io...e con lui vorrei pensare che non esiste più niente di questa realtà che non so cogliere.
Ma la realtà c'è, c'è e torna sempre a galla, non si può sfuggirgli! E capire quale sia la realtà che ci portiamo dentro è l'unico modo per riuscire a conviverci, ad accettarla, a dominarla.
La realtà che ci portiamo dentro è la nostra fedele compagna, è figlia delle nostre opere e delle nostre omissioni, come la nostalgia per quel qualcosa che non riusciamo a cogliere come vorrebbe la nostra volontà.
Bisogna vivere per dargli un nome, per scriverne, per quel tanto o poco che ne siamo stati protagonisti, la storia dei suoi giorni così come ha attraversato i nostri giorni.
Dobbiamo farlo senza fare sconti ai diavoli o ai santi che esistono in noi e senza negare quello che ci ha lasciato dentro e che non sappiamo scacciare, o che forse non vogliamo scacciare senza riuscire a dirlo mai soprattutto a noi stessi!
Renato

venerdì 4 aprile 2008

Partire per tornare

Il nuovo giorno inizia con il buio di una notte ormai divenuta vecchia, l'auto corre fra filari d'alberi e la luna si nasconde tra le fronde e le nuvole. Luci che si avvicinano per sparire velocemente nel buio dietro di me ed ogni tanto luci che si materializzano in un paese.
Una nuova partenza, una delle tante, simile a tante altre e ancora una volta un po’ nuova.
Si parte perché qualcosa ci aspetta, forse un sogno, forse un miraggio, forse un'utopia o anche soltanto una speranza... forse anche solo per il bisogno di andare.
Si parte sapendo di tornare e sperando di tornare un po’ più ricchi, più ricchi di esperienza, ma soprattutto di sorrisi e di abbracci attorno a noi.
Si parte per andare laggiù dove si raccoglie e dove più forte si sente la voglia di tornare, perché quando hai vissuto forte si sente forte la voglia della sedia che hai lasciato, del vino, del formaggio e del salame della tua cantina.
Un paese, è ancora notte fonda, mi sembra che si chiami Pontenure... proprio dentro l'abitato un'auto schiantata contro un muro, sirene d'ambulanza, carabinieri e un gran affaccendarsi intorno a quelle lamiere contorte. Girano le luci blù delle macchine di servizio a colpire la notte, girano le voci concitate di chi cerca di aiutare a svegliare il silenzio, un carabiniere mi fa cenno di non fermarmi e proseguo la mia corsa.
Anche chi era in quella macchina è partito per tornare come me, spero che possa tornare davvero... per raccontare domani agli amici di quella strada che si è stretta troppo davanti ai suoi occhi, per raccontare di quella sterzata che ha portato la macchina dove non si voleva che andasse, per raccontare di quel muro che è venuto incontro troppo in fretta... per raccontare che quel cocktail è troppo buono, che quel vino è generoso e inebriante, che quella grappa aromatizzata è squisita, ma che se si bevono quando si viaggia a fianco di chi guida, sono immensamente più buone.
Renato