lunedì 19 novembre 2007

Breve racconto di una lunga serata PARTE 1

Il giorno dopo rimane in casa attorno a me un sottile disordine... fogli, buste, pennarelli e colla, volantini e manifesti. Forse è un po’ lo stesso disordine ordinato che sento dentro, un lasciarsi andare dopo l'adrenalina accumulata nei giorni scorsi ed un tempo di vita che finalmente sembra almeno un poco allungarsi, dimenticandosi in qualche momento degli orologi.
Gli occhi corrono sul manifesto... Davide sta lì a braccia aperte

e oggi più che mai mi rendo conto di quanta vita sanno contenere quelle braccia, quel largo ideale abbraccio con cui sembra voler raccogliere parole, ricordi, gesti e pensieri di un mondo che scorre intorno a lui e del quale lui cerca di cogliere l'essenza. E lo fa così, con semplicità, con l'umiltà dei grandi che partono dalle piccole cose del loro piccolo mondo per uscire dai confini del banale, del risaputo e dello scontato, cercando dalle semplici storie ed esperienze quotidiane, la strada per capire la grande trama che c'è nello scorrere della vita.
Perché noi siamo questo, piccole storie che compongono la grande storia che si svolge sul grande palcoscenico della vita e ognuno di noi, inseguendo il sogno mai stanco che c'è in lui, traccia un pezzo della strada sulla quale scorre l'umanità nel suo viaggio verso la propria utopia.
Davide il suo show lo inizia quando arriva. Lo stiamo aspettando e lui è già in sala che dialoga con la sua chitarra... Dà subito una grande manifestazione di professionalità quando affida la chitarra alle mani di Emanuele chiedendogli di suonarla per poi vagare per la sala dando consigli ai fonici per ottimizzare il suono. Personalmente, il suono mi giunge un po’ cupo, ma la sala è quella che è, senza infamia e senza lode dal punto di vista acustico e spero che la sera con il pubblico e tutte le finestre chiuse la situazione migliori.
Un attimo in cui con semplicità, come davvero si fa tra amici, ci racconta un momento della sua vita famigliare e anche noi, seguendo le sue parole, vediamo una carriola piena di legna vagare sulle stradine famigliari di un giardino, poi la cena.
Il momento della cena è quello in cui davvero chi ha sensibilità può dare un tocco in più. Davide è un uomo di grandissima cultura, ma non te la sbatte in faccia, te la offre a dosi di semplicità con un modo di esprimersi poco convenzionale e molto popolare, quasi da bar. Lo sappiano, i signori che si vestono di spocchioso intellettualismo e che la loro presunta cultura la porgono solo a chi li rispecchia: Davide con il suo linguaggio lascia qualcosa dentro a tutti. Naturalmente non può farlo con chi non vuol proprio ascoltare, ma questo non dipende da lui.
Quando sale sul palco è un amico della cuoca, dei tecnici del suono e delle luci, dei ragazzi del mio staff e di chi ha lavorato per la Croce Bianca... è un amico di chi sta in sala ad ascoltarlo.
Prima di salire, aveva ascoltato con me l'ultimo brano affidato a Teatro Frontiera. Mi sono scusato con lui per avergli rubato un po’ di parole, ma, con un gesto eloquente, mi ha dato modo di pensare che non ne ce n'era bisogno: aveva già capito tutto da solo... e lo dimostra la canzone che ha scelto per iniziare lo spettacolo.

E adèss che canzòn te canti, che la chitàra l’ha purtada via el fioemm
E adèss che canzòn te soni, che la mia trumba l’ha bufàda via el veent...
Le nostre lacrime sul Mississipi sono difficili da far vedere
Le nostre urla dentro l’uragano
e queste assenze da lasciar tacere
E come mai piovono aghi da lassu' ?
e siamo bambole voodoo trafitte in ogni punto ormai...
E te...desmètt de piaang o mon amour
Te tegneroo la man toujour...
e ti riporto a New Orleans


Lo reputo un regalo che mi ha fatto, con quella canzone ha reso omaggio ad un desiderio di mia figlia e lo ha fatto dedicando una canzone ad una città sognata e ferita, ma è solo il primo di una grande serata.
Una serata che continua fra il racconto di una sambuca che ci ha fatto familiarizzare e alla quale dobbiamo il calore che subito anima la serata, una sambuca che ora mi fa sentire nell'immaginazione il profumo di assenzio e fa viaggiare una streghetta verde nella parte alta dei pensieri e senza quella streghetta, la serata non sarebbe stata la stessa.
C'è un cielo pieno di stelle, anche se da li, in quella stanza quelle stelle che ci fanno sognare non si vedono, ma le stelle entrano in noi, nella nostra storia. Stelle rosse e stelle a strisce che stravolgono e offendono la parola libertà, stelle offese dalla storia, ma Davide gli rende giustizia e gli restituisce la loro funzione di fantasia e di utopia accesa nel cielo di una speranza... e quando una stella cade forse si spunta un po’, ma a me piace pensare che quando cade una stella accesa nel cielo del cuore di uno di noi, quella stella rimanga lo stesso nel cielo.......

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