domenica 8 febbraio 2009

Canzone per un'amica

Lunga e diritta correva la strada, l'auto veloce correva la dolce estate era già cominciata vicino lui sorrideva, vicino lui sorrideva...
Forte la mano teneva il volante, forte il motore cantava, non lo sapevi che c'era la morte quel giorno che ti aspettava, quel giorno che ti aspettava...
Non lo sapevi che c'era la morte, quando si è giovani è strano poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano, venga e ci prenda per mano...
Non lo sapevi, ma cosa hai sentito quando la strada è impazzita, quando la macchina è uscita di lato e sopra un'altra è finita, e sopra un'altra è finita...
Non lo sapevi, ma cosa hai pensato quando lo schianto ti ha uccisa, quando anche il cielo di sopra è crollato, quando la vita è fuggita, quando la vita è fuggita...
Dopo il silenzio soltanto è regnato tra le lamiere contorte: sull'autostrada cercavi la vita, ma ti ha incontrato la morte, ma ti ha incontrato la morte...
Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire, spendere tutti i tuoi giorni passati se così presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire...
Voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi e che come allora sorridi...
F. Guccini.


canzone per te cara Eluana… per te che sono certo stai lassù sopra le nostre misere vite e da lassù guardi un corpo che ormai non riconosci più e che non è più nemmeno un ricordo di ciò che sei stata, canzone per te cara Eluana, che credo stai sorridendo, come una volta sorridevi alla vita…
e se ce la fai, cerca di avere compassione per quel piccolo uomo di Arcore che dice che il tuo corpo potrebbe ancora far figli… quel tuo corpo che ormai non sente e non vive più la sua vita, quel corpo che per quel piccolo uomo di Arcore rimane un contenitore, o meglio dire, una macchina che potrebbe produrre ancora, così come lui è abituato a vedere le persone intorno a lui, esseri che producono, non che vivono cercando almeno un pò di impadronirsi della propria vita.
Io credo che quella frase non abbia offeso solo te, credo che quella frase abbia offeso tutte le donne riducendole a macchine per produrre figli, che importa se non hanno nemmeno la possibilità di autodeterminare la propria vita? Infondo, per quel piccolo uomo, siete solo macchine atte alla riproduzione, oppure, siete gradevoli oggetti da mettere in vetrina.
E stendiamo anche un velo pietoso su ciò che ha detto di tuo Padre, semplicemente non può capire… è solo un ricco poveraccio!
Ciao
Renato.