mercoledì 23 dicembre 2009

Buon Natale.

Buon Natale a tutti voi,
ci rileggiamo presto!
Renato.

lunedì 9 novembre 2009

I luoghi del Davide.

Alcuni mesi fa, alcuni amici Valtellinesi che hanno dato vita ad un bellissimo giornale di cultura alpina: "Le montagne divertenti", mi hanno chiesto di collaborare con loro effettuando un'intervista a Davide Van De Sfroos. La cosa mi ha subito appassionato e mi sono messo subito all'opera, chiesti i necessari contatti, nel mese di maggio ho realizzato l'intervista che nello scorso settembre è stata pubblicata sul giornale.
Negli stessi giorni ho anche realizzato per il giornale una specie di racconto in parole e foto sui luoghi del Davide che potete vedere...
Qui.
Questo lavoro abbiamo poi deciso di non farlo uscire sul giornale perchè già l'intervista occupava molto spazio.
In seguito, nel mese di dicembre, pubblicherò su questo blog l'intervista integrale.

venerdì 16 ottobre 2009

In una vita sono tanti i giorni che andrebbero ricordati...


il primo vagito, ma poi arriva la prima parola…
la prima volta che hai mangiato da sola, ma poi hai anche imparato a cucinare da sola…
il tuo primo discorso serio, ma poi arriva quello che lo smentisce e che ti fa sentire di aver fatto un passo avanti nelle tue conoscenze…
il primo voto bello a scuola, ma per te che ne prendevi tanti sarebbe stato più divertente festeggiare il primo brutto, ma questa soddisfazione non me l’hai data mai, perché il primo brutto voto che hai preso lo sentivi tanto ingiusto che non ci siamo sentiti di festeggiarlo e poi non ne hai presi più…
La tua prima amicizia e il tuo primo litigio con questa tua amicizia…
Il primo bacio che avrai dato, ma poi ne sarà venuto un altro più importante…
il primo viaggio senza mamma e papà in treno, ma poi è arrivato quello in aereo, poi tanti altri che non si contano più…
la tua prima elezione nel consiglio di classe, poi in quello di circolo… e poi la tua prima assemblea…
Il diploma, con quel tuo urlo al telefono che ci ha raggiunti mentre io e tua madre ci trovavamo a Roccaporena…
Il tuo primo giorno di lavoro estivo per pagarti le vacanze, ma poi hai dovuto lavorare per mantenerti…
L’ammissione al corso a cui tanto tenevi quando sei entrata alla Bocconi…
Il tuo primo giorno in cui sei andata a vivere da sola…
Il tuo primo amore vero, quello che sembra per sempre… e chissà se per sempre lo sarebbe stato davvero…
il primo giorno in cui hai pensato che io non ti capivo… e il primo giorno in cui proprio non mi sopportavi più…
il primo giorno in cui hai scoperto chi eravamo noi , la tua mamma e il tuo papà…

Sono tante le cose nella vita che andrebbero ricordate, tante che molte non le ricordo più, noi festeggiavamo anche il tuo ritorno alla vita, in quale giorno di preciso sia stato non lo sapevamo, ma avevamo deciso per l’11 luglio, giorno in cui sei stata operata per toglierti quel tumore al rene…
Sono tante si, sono tante in questa vita che si rinnova giorno per giorno nelle sue speranze e nei suoi sogni, sono tante in questa vita che spesso è così difficile da vivere che ti lascia solo di andare avanti senza sapere il perché, sono tante in questa vita nella quale cammini ogni giorno fianco a fianco con il tuo assassino.
Sono talmente tante che ogni giorno nuovo andrebbe festeggiato per il solo fatto di aver vissuto il giorno che ti lasci alle spalle, ma il tempo e le cose si ripetono, sempre uguali nel loro essere diverse. Così in questo tempo di nuvole e fumo che nessuno ci ridà più, passano le stagioni e c’è un giorno, uno, in cui fai il punto, magari serve a sentirsi più vecchi, magari serve a sentire che si è sempre vissuto senza tirarsi indietro, senza smettere di provarci, è il giorno in cui sei nata… e lassù oggi starai festeggiando, non so come, ma di certo starai festeggiando le nuove conoscenze che avrai acquisito.


Buon Compleanno Eliana.
Renato

martedì 29 settembre 2009

un semplice... un saggio...

C'è un viaggio che
ognuno fa solo con sè
perchè non è che si va vicino
perchè un destino non ha...

Ed è giunto il momento anche per me di partire
di alzarmi dalla mia immagine
per cercare il cielo che c'è laggiù
nel fondo della mente...
Ed è giunto il momento di cercare una nuova strada
un nuovo vento per le mie vele
una rotta per il mio mistero
un arcobaleno da seguire
senza meta e senza destino...
Correre le strade del mio sogno
scansare dirupi e attraversare gole
per trovare acqua per la mia sete
energie per le mie fedi
e per le mie eresie...
Ma cosa ti porti dentro
quando la mente è solo un rumore,
quando la stagione della speranza tace,
quando il sogno è solo un'ombra
e dentro hai una pace che non ti piace?
Ed è giunto il momento di partire
da sempre ho pronti i bagagli
quelli consueti del semplice, del saggio
occhi da chiudere, calore sulla pelle, aria sul viso
ricordi, e nient'altro...
Troverò una nuova storia da raccontare
con memoria per l'infinito
con parole senza affanni
con un inverno non di freddo e di foschia
ma di neve e di colori...
E troverò uno specchio
un pò più vecchio d'orgoglio
nel riflesso di lacrime, nella luce di sorrisi
e vedrò se davvero
sono stato un semplice... e un saggio!

Renato

giovedì 3 settembre 2009

Addio...

Io dico addio
a chi si nasconde con protervia dietro a un dito,
a chi non sceglie, non prende parte,
non si sbilancia o sceglie a caso per i tiramenti del momento
curando però sempre di riempirsi la pancia
e dico addio alle commedie tragiche dei sepolcri imbiancati,
ai ceroni ed ai parrucchini per signore,
alle lampade e tinture degli eterni non invecchiati,
al mondo fatto di ruffiani e di puttane a ore,
a chi si dichiara di sinistra e democratico
però è amico di tutti perché non si sa mai,
e poi anche chi è di destra ha i suoi pregi e gli è simpatico
ed è anche fondamentalista, per evitare guai,
a questo orizzonte di affaristi e d'imbroglioni fatto di nebbia,
pieno di sembrare,
ricolmo di nani, ballerine e canzoni,
di lotterie, l'unica fede il cui sperare...
io dico addio.
(Francesco Guccini)

Renato.

giovedì 30 luglio 2009

Camminare incespicando

Questo mio continuo camminare incespicando fra sogni e realtà, questo mio cercare di volare che qualche volta è volo d'aquila e qualche volta volo di tacchino, ma capirò mai quali sono le strade giuste di questa vita?
Questo mio cercare risposte a domande sempre nuove, sapendo benissimo che non ce ne sono, questo vagare che porta l'unico sollievo nel bussare a quella porta della casa che si schiude alle emozioni e ai sentimenti. Chissà dove mi porterà questo cammino che mi sembra sicuro su strade impervie e che diventa incerto su strade che credevo lisce .
Ho tutto me stesso da mettere in gioco e da donare a questa vita; sono fatto di un cuore che batte, magari irregolarmente ma che batte, ho occhi che non vedono oltre la nebbia, ma che cercano di immaginare i colori che stanno oltre il grigio, ho sogni da cullare dentro un pensiero che cerca l'immenso nella pace del vivere, sempre e comunque anche quando trova solo corridoi di sconcerto e di delusione, ho mani per stringere altre mani e braccia per abbracciare, lacrime per scrivere un dolore e, quando serve, sciocchezze per nascondere un'emozione.
Percorrerò sempre strade sconosciute cercando in chi le percorre con me occhi fratelli, salirò su questo immenso palcoscenico della vita per vedere se troverò almeno un ruolo da comparsa in questa scena misteriosa del segmento di vita che ci è dato di vivere, camminerò questa strada dei giorni fino in fondo all'ultima speranza, per chiedermi se alla fine imparerò davvero ad essere uomo.
Renato

giovedì 9 luglio 2009

Gli addiii

E proprio vero... "La vita è l'arte dell'incontro" ma ogni incontro porta in sè un'addio... ci si deve preparare, sia per quelli che impone la vita, sia per gli addii con il sorriso sulle labbra, sia per quelli finiti con una porta che sbatte, sia per quelli finiti dentro senza che si veda più di tanto fuori... ci si deve preparare perchè un addio non sia davvero un addio soltanto, ma per fare in modo che ci lasci qualcosa da portare con noi.
Renato

lunedì 29 giugno 2009

Altro testo 25 aprile

Di ritorno dalle ombrosità della Valtellina mi ritrovo sprofondato nel caldo di Paullo, che così sembra più calda ancora. Riprendo il discorso sul 25 aprile, lasciandovi il secondo dei tentativi di poesia inseriti nello spettacolo. Lo trovate Qui

sabato 30 maggio 2009

Testi Concerto per il 25 aprile

Per leggere qualcosa di quel giorno, Qui trovate qualcosa, in particolare una delle parti poetiche.
Buona lettura.

venerdì 8 maggio 2009

Concerto per il 25 aprile.

Un pomeriggio con il cuore a mille, nessun grande richiamo esterno oltre a ciò che noi stessi eravamo riusciti a produrre, un acquazzone che ha flagellato Paullo prima e durante lo spettacolo, una pubblicità dell’evento molto scarsa, anche perché la data di effettuazione dello spettacolo era stata in dubbio e cambiata poco prima, insomma, non c’erano buoni auspici.
E’ vero che si trattava di uno spettacolo con un impianto in gran parte basato su una lettura interpretativa, ma sul posto era stata effettuata una sola prova la mattina stessa dell’evento, anche ciò che sembrava banale ci dava qualche problema che per un neofita come me sembrava grandissimo, ad esempio, il bilanciamento dei volumi delle voci nei confonti delle musiche.
Però, stare li sul posto, qualche volto amico che pian piano arrivava e con il quale si cominciava a strappare il telo grigio della tensione della vigilia, la sala che pian piano si riempiva, insomma il tutto costringeva a darsi un tono, che pian piano diventava il tono giusto per affrontare un qualcosa che ormai è li e al quale non puoi più scappare.
L’assessore che mi chiama per introdurre la serata… sapevo che lo avrebbe fatto, ma non sono mai abbastanza preparato a queste cose, per cui non ho trovato di meglio che cercare di ripercorrere dentro di me le sensazioni e lo sviluppo che avevo voluto dare a questo lavoro… un testo che parte da un ricordo e che si spinge in una speranza passando per un dubbio… così ho cercato di spiegare il mio testo e non è stato facile spiegare il dubbio… il dubbio che lasci consapevole che se dai risposte alle domande che ti faranno potresti farti spiazzare dalla paura dell’oggi e dimenticarti del sogno di domani… e allora devi andare senza dare risposte, forte solo della spinta che senti dentro a dover andare, senza guardarsi indietro, perché guardarsi indietro è già un po’ lasciare per strada un po’ della tua convinzione.
Il ricordo era ciò che mi ha regalato chi mi ha aiutato a calarmi dentro una tragedia che io non ho vissuto, per cercare di capirne i risvolti più crudeli e gli slanci più umani, la speranza era quella di un 25 aprile che arrivasse a tutte le persone della terra, alle tante guerre dimenticate fra popoli e popoli, fra popolazioni ed oppressori e delle quali ne vediamo le conseguenze anche noi, sulle coste di Lampedusa o sui nostri confini del Carso Friulano.
E’ strano scrivere un testo e sentirlo leggere o in qualche modo interpretare da qualcuno che sta al di fuori di te, è come riportare dentro di te le emozioni che hai fatto uscire scrivendolo, ma quando tornano dentro hanno colori e sfumature diverse, hanno toni e ritmi che non immagini e dei quali non eri consapevole.
Ne cerchi l’inizio e la fine della matassa, ogni parola chiama il presupposto al quale si era rivolta, ma ti accorgi che per gli altri può avere un significato tutto diverso, che spesso si spinge dove nemmeno tu avevi immaginato potesse arrivare.
Credo che questo possa succeder a chiunque, non dipende dall’aver scritto una storia o un ricordo valido o meno, bella o brutta che sia dipende solo dal fatto che quando le parole non sono più soltanto tue, per chi le ascolta e se le fa proprie, diventano veicoli per viaggiare in un mondo che è solo loro, delle loro esperienze e del mondo che vedono in sottofondo a quelle parole.
Guardando la gente mi sono accorto di quanto la sala fosse più piena di quanto mi aspettavo, ascoltando le prime note mi sono accorto che c’era nelle persone voglia di capire, di partecipare.
All’introduzione di flauto e chitarra prima, alle prime parole poi… un silenzio… un silenzio partecipe e intenso. Il testo scorreva e dentro di me scorreva la consapevolezza che quei ragazzi stavano facendo del loro meglio.
Scorreva il racconto delle due sfollate, le parti poetiche a dare corpo alle loro emozioni di foglie vissute su un ramo in attesa. Scorrevano i pensieri dei partigiani ritornati alle loro case con i loro dubbi e con la poesia a cercare di dare corpo a quel pensiero fisso che sentivano in testa. Scorreva il racconto in musica del cavaliere senza morte, di Davide Bernasconi (Van De Sfroos), sul quale ho insistito nella presentazione della serata come il personaggio più emblematico, quello condannato a non morire mai e che vede passare e cambiare la vita attorno a sé senza mai veder cambiare la triste realtà della guerra. Scorreva il racconto del soldato che corre per vivere e nella fame condivisa trova un momento di umanità, racconto aperto e chiuso da una canzone dei Nomadi. Scorre la speranza che una favola bella di chi le favole non le sente mai diventi una realtà, che il futuro sarà migliore, che nel futuro arriverà il 25 aprile per tutti!
Il tutto adagiato sul tappeto musicale creato dai musicisti di Teatro Frontiera.
Un attimo di silenzio alla fine… ma è già finito chiede una signora dietro di me? Si è finito! E l’applauso intenso e scrosciante del finale è il giusto premio a questi ragazzi che hanno dato un corpo e un’anima alle mie parole.
Mani da stringere, qualche persona che mi confessa di essersi commossa… e si va via sotto la pioggia, ma ormai di questa pioggia non mi importava più.
Grazie a:
Chiara, Martina, Simona, Lorenzini, Davide per tutte le parti di lettura interpretativa.
Davide e Gaetano per aver suonato e cantato nel Cavaliere senza morte, nella canzone dei Nomadi e in tutto il resto.
Ancora Chiara Martina e Simona per i cori.
In particolare ad Alfredo che ha composto e interpretato le musiche inedite e quelle conosciute.
Maria Rosa per la regia e la pazienza.
Franco per i consigli e le “dritte” sempre gradite.
Mia moglie Rita che mi ha sempre sostenuto ed incoraggiato in questo progetto.
Mario e Stefano, che mi hanno dato la possibilità di realizzare tutto questo.

Renato.

sabato 25 aprile 2009

Articolo sul cittadino.

Sul Cittadino di Lodi è uscito un articolo sulla nostra iniziativa di domani, cliccate Qui per aprirlo e una volta aperto, cliccate sopra per ingrandirlo.
Renato

giovedì 23 aprile 2009

venerdì 17 aprile 2009

Concerto per la liberazione.

Questo è il titolo dello spettacolo che domenica 26 aprile alle 16.00 si terrà presso la sala consigliare del Comune di Paullo (Mi).
Si tratta di un testo mio che trova momenti di ispirazione nelle opere di Davide Bernasconi e di Mario Rigoni Stern, musicato e interpretato da Teatro Frontiera sul tema della liberazione dell'Italia e con uno sguardo lanciato più avanti sulla Liberazione dalle guerre in tutti gli stati del mondo.
L'ngresso è libero.
Informazioni al 3471124523 - 3331908976
Scusate la fretta nell'esporre la cosa, ma sono in un periodo di molti impegni e sono poco a casa.
Renato.

martedì 31 marzo 2009

Grazie!!!

In questa splendida serata caratterizzata dalla musica degli Jentu, anch’io sono stato fra i premiati.
Il Comune ha voluto manifestarmi riconoscenza per l’impegno che ho dato al paese negli ultimi tempi, ed io qui voglio ringraziare il mio Comune per avermi dato lo spazio per ribadire questo mia, nostra, voglia di Esserci perché il ricordo diventi futuro.
Voglio anche ringraziarlo per averci dato la possibilità di riportare a Paullo gli Jentu.
In fondo questo è il segreto del vivere, vivere per imparare, per manifestare quel poco che sappiamo e per condividere con gli altri la speranza di un tempo che non deve scorrere invano, ma che porti con sé l’esperienza e la cultura che la gente ha prodotto.
Forse ancora meglio lo ha espresso l’Assessorato alla Cultura di Paullo con una frase scritta sul manifesto dello spettacolo:

Cultura…

E’ quel che vive
e rimane all’uomo
del suo passato,

ancora operante
nel presente

per modellare
il suo futuro.


ma queste righe le voglio utilizzare soprattutto per ringraziare tutti quelli che in questi anni hanno collaborato con me e Rita per creare questi avvenimenti.
Senza le tante persone che hanno lavorato, gioito e sofferto con noi, questo premio non ci sarebbe stato.
Senza chi ha volantinato, preparato sale per rinfreschi e generi di conforto vari, pulito e allestito la sala, chi ha fatto fotocopie e composto libri e libretti vari, senza chi ha lavorato per le luci e per i suoni, senza chi è venuto a prestare la sua capacità solo per amicizia, ballando e recitando, davvero…
tutto questo non ci sarebbe stato… e a tutti loro dedico questo mio premio perché questo premio è davvero anche di tutti loro.

Grazie!!!

Renato

lunedì 30 marzo 2009

Serata con gli Jentu

Quanta energica bellezza è piovuta giù da quel palco ieri sera, quanta musica che ci ha fatto viaggiare e sognare in mezzo ai popoli di tanta parte del mondo!
Una sala gremita, un colpo d’occhio come raramente capita di vedere, accesa e pulsante di tanta attesa.
Un giorno in cui si è voluto premiare la cultura e nel quale forse la cultura ha invece premiato noi. Lo ha fatto per questo nostro, qualche volta incespicante, ma sempre intenso tentativo di dare uno spazio ed una forma ai pensieri e ai sogni.
La politica ha preso il giusto spazio, sembra sempre troppo mentre ascolti, ma ieri sera non credo che poi in realtà si sarebbe potuto evitare di rinvigorire e rinnovare la stima per i tanti che a Paullo si adoperano, con vari livelli e capacità, ma tutti con grande passione, a fare in modo che il nostro sia anche un paese pensante e produttivo di idee legate all’arte.
Anga Tiziana e i loro compagni ci hanno rubato l’attenzione restituendocela poi piena di suoni magici, ci hanno rubato la fantasia per ridarcela poi piena di ritmo e di sapori lontani.
Ci voleva tempo per spiegare, per premiare, ma quel tempo un attimo dopo che la musica ritornava a vibrare sembrava diventato uno spazio lontano e in due ore di grande musica abbiamo ascoltato il vento di mille terre e di mille popolazioni, ed abbiamo capito che il vento le abbraccia tutte nello stesso modo fraterno.
E così il vento ha mischiato note arabe e palestinesi, note della nostra tradizione popolare con quelle delle terre alte delle Ande, poi il vento è sceso tra noi e ha corso per i corridoi dell’auditorium con passi di danza, di sorrisi e di mani che si intrecciavano.
A quel punto davvero capisci quando uno spettacolo ha un valore, quando l’attore cede il suo posto allo spettatore e lo spettatore diventa davvero attore egli stesso.
Grazie carissimi Jentu, grazie di cuore!
Questa volta voglio ricordarvi uno a uno, perché tutti e otto ieri sera avete davvero soffiato forte aria limpida nei nostri cuori.


Tiziana Zoncada (voce)
Maddalena Soler (violino, cori)
Angapiemage Persico (violino, mandola, tamburello, cori)
Davide Aldini (flauto)
Massimo Villa (chitarra)
Roberto Carlotti (fisarmonica)
Silvio Centamore (percussioni)
Federico Caroli (mandolino, tamburello, cori)


Renato

venerdì 13 marzo 2009

Yentu in concerto

Udite gente... udite...
Sabato 28 marzo
nell'ambito di una giornata dedicata alla cultura dal comune di Paullo
concerto degli Yentu
Graditissimo ritorno dopo la bella serata che già ci avevano regalato.

Il loro vento tornerà a percorrere la sala dell'
auditorium Frassati
via Mazzini 31
Paullo
alle ore 21
ingresso libero
per informazioni:
Tel 3471124523 Renato
0290630032 Biblioteca comunale di Paullo.

giovedì 12 marzo 2009

Un passato così tanto presente

La memoria, i ricordi, non sono solo parte del passato, a volte si materializzano nei nostri giorni in un modo forte, vitale, viene da dire quasi fisico. E a volte basta un tramonto, un prato coperto di fiori o di neve, una musica e il ricordo prende forma. Credo succede semplicemente perché ciò che è stato non si cancella e ha in sé i pensieri, la ragione con i suoi vizi e le sue virtù e tutto torna con questo ad avere una forma. Già, perché allora è qualcosa di più del pensiero di ciò che poteva essere, a volte è qualcosa che vive in noi e che i tuoi occhi vedono… e che il cuore sente.
E quelle memorie, quei ricordi sono li con te semplicemente perché tu avresti voluto che lì, in quel loro futuro mancato, ci fossero davvero.
E allora basta una serata qualunque di musica che non ha fatto parte di quel passato, basta un posto in cui hai voglia di sentire quei ricordi che ci accompagnano, basta qualcosa che cerchi di interpretare nel senso di essere e nel modo di pensare e finisci con il vedere piedi ballerini muoversi su un palco, finisci con l’avere una persona invisibile, ma intensamente presente accanto a te, con la quale scambiare parole a bocca chiusa e con le orecchie del cuore aperte.. e quando i ricordi sono così presenti, quando i pensieri espressi e contenuti in quei ricordi sono così radicati nella nostra vita, i ricordi si staccano dal passato per diventare un presente vivo, vitale, forse addirittura un presente che cerca un prestito al futuro.
Renato

domenica 8 febbraio 2009

Canzone per un'amica

Lunga e diritta correva la strada, l'auto veloce correva la dolce estate era già cominciata vicino lui sorrideva, vicino lui sorrideva...
Forte la mano teneva il volante, forte il motore cantava, non lo sapevi che c'era la morte quel giorno che ti aspettava, quel giorno che ti aspettava...
Non lo sapevi che c'era la morte, quando si è giovani è strano poter pensare che la nostra sorte venga e ci prenda per mano, venga e ci prenda per mano...
Non lo sapevi, ma cosa hai sentito quando la strada è impazzita, quando la macchina è uscita di lato e sopra un'altra è finita, e sopra un'altra è finita...
Non lo sapevi, ma cosa hai pensato quando lo schianto ti ha uccisa, quando anche il cielo di sopra è crollato, quando la vita è fuggita, quando la vita è fuggita...
Dopo il silenzio soltanto è regnato tra le lamiere contorte: sull'autostrada cercavi la vita, ma ti ha incontrato la morte, ma ti ha incontrato la morte...
Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire, spendere tutti i tuoi giorni passati se così presto hai dovuto partire, se presto hai dovuto partire...
Voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi e che come allora sorridi...
F. Guccini.


canzone per te cara Eluana… per te che sono certo stai lassù sopra le nostre misere vite e da lassù guardi un corpo che ormai non riconosci più e che non è più nemmeno un ricordo di ciò che sei stata, canzone per te cara Eluana, che credo stai sorridendo, come una volta sorridevi alla vita…
e se ce la fai, cerca di avere compassione per quel piccolo uomo di Arcore che dice che il tuo corpo potrebbe ancora far figli… quel tuo corpo che ormai non sente e non vive più la sua vita, quel corpo che per quel piccolo uomo di Arcore rimane un contenitore, o meglio dire, una macchina che potrebbe produrre ancora, così come lui è abituato a vedere le persone intorno a lui, esseri che producono, non che vivono cercando almeno un pò di impadronirsi della propria vita.
Io credo che quella frase non abbia offeso solo te, credo che quella frase abbia offeso tutte le donne riducendole a macchine per produrre figli, che importa se non hanno nemmeno la possibilità di autodeterminare la propria vita? Infondo, per quel piccolo uomo, siete solo macchine atte alla riproduzione, oppure, siete gradevoli oggetti da mettere in vetrina.
E stendiamo anche un velo pietoso su ciò che ha detto di tuo Padre, semplicemente non può capire… è solo un ricco poveraccio!
Ciao
Renato.

lunedì 26 gennaio 2009

Vasco e... auguri

Molto, molto in ritardo faccio tanti tantissimi auguri per il nuovo anno a tutti.
Da molto non scrivo, il motivo principale è essenzialmente un fermo del pc dovuto a dei problemi di connessione che mi hanno bloccato per circa un mese, ora sto cambiando gestore e quindi fra un po’ avrò un altro stop, ma questa volta spero che sarà solo di pochi giorni.
Detto questo…
Sapete che non amo molto Vasco Rossi, non mi è mai piaciuta questa sua figura dissoluta che va portando in giro, anche se mia figlia l’ha conosciuto attraverso me facendogli ascoltare alcune sue canzoni che non mi dispiacevano, col motto -non mio ma di Claudio Baglioni- la musica è come il maiale, non si butta via mai niente.
Beh, ultimamente l’ho sentito in un’intervista televisiva esprimere dei concetti nuovi, almeno per me, e molto importanti visto che uscivano in particolare dalla sua bocca.
In pratica, l’uomo affermava che dopo una vita passata fra mille eccessi di droghe e di alcool, si è ritrovato, per non affondare, a ricominciare cercando una nuova via che lo portasse a sentirsi uomo soltanto con le sue capacità e senza l’inganno di mezzi artificiosi.
Concludeva l’intervista dicendo, in pratica, farlo dopo una vita simile è davvero una cosa difficile, tanto vale –diceva rivolgendosi ai ragazzi- imparare a farlo da subito.
Credo che sia un concetto bellissimo nella sua semplicità e con questo concetto Vasco si è meritato il mio plauso ed ha riconquistato un po’ di punti nella scala del mio gradimento.
Forza ragazzi, seguite il suo consiglio, lo sballo vi rende uomini falsi, gli uomini veri sono quelli padroni di sé… anche di bere un buon bicchiere di vino, anche due, durante i pasti o in un momento di amicizia, ma che siano soltanto due… e di vino buono!!!
Renato